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Ingegneri che salvano i bimbi somali

L’ospedale in Somalia dove si trovano l’ing. Corsi, primo a destra, e la direttrice Ibrahim vicino a luiUn intervento operatorio con gli strumenti riparati con il progetto
L’ospedale in Somalia dove si trovano l’ing. Corsi, primo a destra, e la direttrice Ibrahim vicino a luiUn intervento operatorio con gli strumenti riparati con il progetto
L’ospedale in Somalia dove si trovano l’ing. Corsi, primo a destra, e la direttrice Ibrahim vicino a luiUn intervento operatorio con gli strumenti riparati con il progetto
L’ospedale in Somalia dove si trovano l’ing. Corsi, primo a destra, e la direttrice Ibrahim vicino a luiUn intervento operatorio con gli strumenti riparati con il progetto

Alessandra Dall’Igna Il gruppo italiano di sminamento Hdig, guidato dal presidente Riccardo Galletti di Zanè, torna in Somalia con un duplice progetto sanitario: formare in loco ingegneri in grado di aggiustare i macchinari chirurgici e allestire un pronto soccorso nell'ospedale di confine a Borama. Si tratta di un ritorno a casa, per così dire, per l'Hdig che nel 2009 ad Hargheisa, nel Somaliland, aveva dato avvio alla realizzazione di un nuovo ospedale. Un progetto, questo, realizzato grazie a un’imponente raccolta di attrezzatura sanitaria, molta della quale proveniente dall'ex nosocomio “Boldrini” di Thiene. E proprio il modello ospedaliero esportato da Hdig è diventato ora il volano per queste due nuove iniziative che mirano ad offrire cure sanitarie gratuite alla popolazione somala. «Tutto è nato da una richiesta urgente arrivata dall'ospedale pediatrico di Hargheisa che sorge vicino alla nostra struttura - spiega Galletti - che si è ritrovato nell'impossibilità di realizzare operazioni chirurgiche a causa della mancanza di un tecnico che fosse in grado di riparare la strumentazione e assistere i medici». Ecco allora che una settimana è stato inviato in Somalia l'ingegnere dell'Hdig Dario Corsi che, sistemando i macchinari bloccati, ha permesso di far ripartire le operazioni. «Un'urgenza che ci ha fatto comprendere - aggiunge - il presidente del gruppo italiano di sminamento - l'importanza di avere sul posto persone competenti in grado di far fronte a qualsiasi guasto o imprevisto: per questo Hdig ha deciso di avviare ad Hargheisa un progetto per la formazione di ingegneri somali in grado di revisionare le attrezzature e di assistere i medici durante le operazioni». Soddisfatti anche i destinatari degli aiuti. «Grazie all'intervento di Hdig - racconta Khadra Ibrahim, direttrice dell'ospedale pediatrico di Hargheisa - nell'ultima settimana siamo riusciti ad effettuare molte operazioni delicate che avevamo dovuto rimandare. Abbiamo affiancato all'ingegner Corsi uno dei nostri perché imparasse il più possibile, ma il tempo ovviamente non è stato sufficiente perché i macchinari sono tanti e diversi tra loro. Il progetto di formazione in loco di ingegneri somali è l'unica soluzione per consentire al nostro ospedale di essere realmente in grado di curare i bambini, molti dei quali presentano alcune malformazioni, ustioni e problemi cardiaci». A richiedere l'aiuto dell'Hdig non è stato solo l'ospedale pediatrico di Hargheisa, ma anche quello di Borama, città situata in una zona desolata della Somalia al confine con l'Etiopia. «In questo caso ci hanno chiesto la disponibilità di attrezzare un pronto soccorso sul modello di quello nostro ad Hargheisa - continua il presidente Galletti - e abbiamo quindi chiesto all'ingegnere Corsi di andare ad effettuare un sopralluogo per capire se ci sono effettivamente le possibilità per realizzarlo. In questo caso, infatti, i problemi sono di due tipi: uno logistico, perché la rete stradale rende difficile il trasporto dell'attrezzatura, e uno infrastrutturale con una rete elettrica che fatica a supportare il consumo di corrente - conclude - necessaria a mettere in funzione i macchinari». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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