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Thiene

Il prete parà
da 50 anni
tra cielo e terra

Il sacerdote con un paracadute della 2a guerra mondiale
Il sacerdote con un paracadute della 2a guerra mondiale
Il sacerdote con un paracadute della 2a guerra mondiale
Il sacerdote con un paracadute della 2a guerra mondiale

THIENE. Ha passato 50 anni della vita tra terra, cielo e mare al servizio degli altri, spendendosi prima in favore dei giovani nelle Case Salesiane, poi dei militari alpini, paracadutisti e mariani e ora delle comunità di Chiuppano, Calvene, Santo e Rozzampia. Una vita vissuta intensamente quella di don Claudio Gioppo, prete paracadutista chiuppanese che oggi a Thiene festeggia il 50° anniversario del suo sacerdozio: messa alle 17, a Rozzampia. Don Claudio, ordinato prete nel 1967, ha trascorso i primi nove anni da Salesiano; nel 1976 ha deciso di diventare cappellano militare del 4° Corpo d’Armata Alpino di Bolzano, dove è di stanza la compagnia alpini paracadutisti. Lì ha iniziato a dedicarsi ai giovani in divisa, diventando egli stesso un provetto paracadutista. «Quando sono arrivato, i ragazzi mi prendevano in giro perché mentre loro si lanciavano io restavo a terra a guardarli», spiega don Claudio che compirà 80 anni a settembre. «Così ho frequentato il corso di paracadutismo per civili, che poi ho convertito in brevetto militare quando nel 1981 mi hanno trasferito alla scuola militare di paracadutismo di Pisa». Qui don Claudio non solo era il cappellano ma anche l'istruttore di paracadutismo, il direttore di lancio, il ripiegatore e l'aviorifornitore, arrivando ad accumulare nella sua carriera oltre 600 lanci, fino all'ultimo datato luglio 1998.

«Mi ricordo ancora il primo lancio a Pisa - continua - Invece dei soliti 1.200 metri cui ero abituato mi hanno portato a quota 3.000 e mi hanno detto di lanciarmi. A un certo punto mi sono ritrovato a fluttuare sopra le alpi apuane innevate e quando sono arrivato a terra mi hanno fatto una grande festa, perché finalmente avevano un cappellano che si lanciava come loro. D'altro canto ero un'eccezione, non c'erano altri preti paracadutisti come me».

Un cappellano sportivo e dal cuore grande: nel 1991 ha partecipato con la “Folgore” alla missione umanitaria in Kurdistan dove per quattro mesi si è prodigato per aiutare i profughi meritando la croce di bronzo al merito dell’Esercito.

«Una delle esperienze più belle della mia vita - ricorda - Ogni mattina andavamo al campo curdo per portare generi di prima necessità e far trascorrere ai profughi alcune ore di spensieratezza con giochi e canzoni; con loro cantavamo la versione curda di “O sole mio”». Dopo una parentesi di tre anni come cappellano militare per la Marina, nel novembre 1999 si è congedato con il grado di tenente colonnello mettendosi a disposizione del vescovo di Padova.

Alessandra Dall’Igna

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