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«Combatto il “drago” con il sorriso»

Sono molti i messaggi di sostegno arrivati dopo la lettura dei post
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Una giornata di fine inverno come tante, iniziata con un reggiseno fucsia pescato dal cassetto, il tempo di vestirsi e via al lavoro. Ma poi un senso di fastidio, un dolore nuovo. E la sera sentire quel nodulo al seno. Quanto basta per far venire le vertigini. Per toglierti il fiato, soprattutto se sei infermiera e sai bene cosa può rappresentare. È un vortice, in cui il tempo passa senza essere vissuto, aspettando le risposte degli esami con l’illusione (degli altri) che non sia niente. E infine la diagnosi: «È tumore». Smarrimento, paura, ma poi forza e determinazione. E la voglia di non chiudersi in se stessa, ma condividere i passi di questa «battaglia contro il drago».

È la scommessa di Claudia Guido, 36 anni, di Thiene: lottare contro la malattia senza perdere il sorriso, condividendo emozioni e piccoli passi nel blog “Fucsiawonderbra”, intitolato proprio a quel reggiseno fucsia e seguito già da migliaia di persone. “Uno spazio - si legge - di libero sfogo, scrittura terapeutica, terreno fertile per energia positiva, si accettano gioia e grinta! Astenersi tristezza e rassegnazione”. Dentro c’è tutto quello che comporta una sterzata così brusca nella vita di una giovane donna con un marito, due figli ancora piccoli da informare, ma anche difendere da mostri che potrebbero fare troppa paura se le parole sono sbagliate, un lavoro come strumentista in sala operatoria all’ospedale di Santorso, l’impegno nello sport, gli amici. Emozioni, ma anche informazione, come le parole dedicate alla prevenzione o al tema della bellezza collegata alla malattia.

«Dopo l’iniziale smarrimento - racconta Claudia - ho cercato un canale per buttare fuori la paura. Scrivere mi è sempre piaciuto e così ho iniziato a raccontare quello che mi stava succedendo. Sono iniziate le condivisioni e oggi il blog è seguito da tantissime persone, molte donne, giovani e meno giovani; alcune stanno vivendo quello che sto vivendo io, altre ci sono già passate. Alcune mi danno forza, altre la trovano nelle mie parole. È tutto molto intenso, mi apre il cuore».

Tra le prove più dure, parlare a due bambini ancora piccoli. «All’inizio non accettavo il fatto che i miei figli dovessero vivere la mia malattia. Poi, su consiglio anche della psicologa, io e mio marito abbiamo deciso di dire tutto, ovviamente con i termini adeguati. Ora sanno che la mamma ha un problema e che deve fare delle cure. La più grande sa che ho dei sassolini nel seno e conosce i giorni della chemioterapia. È un percorso di famiglia».

Tra i post più condivisi, la descrizione di una corretta autopalpazione del seno come pratica di prevenzione. «Sono un’infermiera e quando ho visto il numero di lettori del blog ho sentito quasi l’obbligo morale di parlarne, perché purtroppo si inizia troppo tardi». C’è poi il tema della cura della bellezza durante la malattia. «Non sono mai stata fissata con l’estetica - spiega - ma piccoli gesti che ti aiutano a vederti bene, come ad esempio la pigmentazione delle sopracciglia o la scelta del foulard giusto, ora hanno grande importanza. Da noi se ne parla ancora poco, mentre in certe realtà l’estetica oncologica entra in reparto. Di fronte alla malattia può sembrare secondario, e lo è, ma abbiamo bisogno di sentirci belle, valorizzate nonostante il momento. Se ti vedi bene, stai anche bene».

Alessia Zorzan

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