Stop a stand, incontri pubblici ed eventi di gruppi, associazioni e partiti che inneggiano al fascismo. Era questa la proposta contenuta nella mozione del consigliere Carlo Cunegato (Tessiamo Schio) che però è stata bocciata dalla maggioranza, con 16 voti contrari (Noi Cittadini, Fi, Veneto Stato, gruppo misto) e solo 5 a favore (Tessiamo, Pd, M5S). Sala consiliare affollata con carabinieri pronti a sedare gli animi. La discussione si è accesa nella seduta di lunedì, dopo che il consigliere aveva proposto all'amministrazione di non rilasciare più concessioni di luoghi pubblici alle organizzazioni di stampo filo-fascista o neo-fascista che praticano e promuovono discriminazioni razziali, religiose, etniche, sessuali, sociali e politiche, «proclamando xenofobia, antisemitismo, revisionismo, indottrinamento e praticando la violenza come mezzo di azione politica. Tutte cose già vietate dalle leggi Mancino e Scelba, oltre che dalla Costituzione». Cunegato si è riferito a gruppi quali «Forza Nuova, CasaPound, Veneto Fronte Skinhead, Lealtà Azione» illustrando una lista di episodi di cronaca nera, ultimo il caso di Macerata. La mozione, promossa a monte dall'Anpi nazionale «e già approvata in altri Comuni come Firenze, Torino, Pisa o Milano, capoluoghi non tutti retti dal centro sinistra», non è stata accolta dalla maggioranza che ha tirato in ballo il diritto di libertà di espressione e motivazioni tecniche. «Negare o concedere il permesso per manifestazioni pubbliche non spetta al sindaco – ha detto Orsi - ma a questura o prefettura. Inoltre è impensabile accettare una tale proposta ora, in piena campagna elettorale, quando gran parte dei gruppi chiamati in causa sono stati regolarmente autorizzati a presentarsi alle elezioni. Potrebbero farci causa e tra l'altro vincerla in breve». E in questo senso, durante il mercato di sabato, un militante di Arcadia che aveva disturbato lo stand di CasaPound, è stato segnalato alla procura ipotizzando il reato di disturbo di riunione elettorale. Cunegato ha sottolineato comunque che «Comuni ben più strutturati e con fior fiore di legali a servizio l’hanno approvata. Chi non si oppone a certe posizioni diventa complice, non tutte le idee sono legittime, in particolare quelle che ledono i diritti fondamentali dell'uomo». A dargli man forte ci sono stati il gruppo del Pd, con la consigliera Maria Girotto che ha sottolineato «l'inaccettabilità di continuare a giustificare certe azioni e idee» e il capogruppo del M5S Marco Vantin che ha dichiarato apertamente «di appoggiare i valori antifascisti», seguendo il solco del sindaco grillino di Torino Chiara Appendino. Dal pubblico sono volate urla di contestazione verso l'Amministrazione, del tenore “vergogna”, “complici, primo il sindaco” e “vigliacchi”. Tra chi ha detto “no” invece, il capogruppo forzista Marco Tolettini secondo cui «tutti possono esprimersi rispettando l'ambito democratico delle leggi» e il collega Domenico Storti di Veneto Stato che ha sposato la pozione di Tolettini aggiungendo che «così si fa dell'allarmismo esagerato e si alimentano le contrapposizioni». • S.D.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA