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Referendum in pizzeria
«Lavoro solo con chi vota»

Mauro Borgo dietro al suo avviso ai fornitori. FOTO DONOVAN CISCATO
Mauro Borgo dietro al suo avviso ai fornitori. FOTO DONOVAN CISCATO
Mauro Borgo dietro al suo avviso ai fornitori. FOTO DONOVAN CISCATO
Mauro Borgo dietro al suo avviso ai fornitori. FOTO DONOVAN CISCATO

L’avviso ai fornitori è perentorio: “Dopo il 23 ottobre per continuare il rapporto di lavoro con la nostra ditta è obbligatorio esibire la ricevuta di voto del referendum del 22 ottobre sull’autonomia del Veneto”. In calce c’è la firma di Mauro Borgo con tanto di timbro aziendale.

Il titolare della pizzeria Val Leogra, nella piazza del municipio di Torrebelvicino, è uno scledense di 59 anni («di Poleo, mi raccomando, lo scriva»), passato da calciatore dilettante, presente da pensionato dopo aver a lungo lavorato per la Raumer, trapiantato da sei anni nel centro turritano. Che abbia il Veneto nel cuore si nota anche a locale chiuso, fra bandiere, effigi, manifesti esposti. Ma quel cartello piazzato vicino alla cassa, davanti alle spine della birra, è fresco dell’altra sera.

«È una provocazione che mi è venuta in mente ma anche un avvertimento a chi passa di qua»

Che tipo di avvertimento?

È da 40 anni che aspetto questo referendum. E tutti i miei rappresentanti sono comunisti perché vengono qui solo a “ciucciare”. In più sono tutti veneti, quindi li metto alla prova.

Perciò fa sul serio?

Ma scherziamo? Non mi immischio nella politica. Sono di simpatie leghiste ma andrei a votare anche se a presentare il referendum fosse Rifondazione comunista.

E i suoi amici cosa dicono?

Sono in maggioranza di sinistra ma so che andranno alle urne, perché è un’occasione irripetibile.

Per fare cosa?

Per rendere autonome le regioni virtuose. E la nostra lo è, al contrario di altre.

Chi entra nel suo locale non può non notare le sue simpatie venetiste. Mai avuto problemi?

No, salvo all’inizio quando qui entravano nomadi che volevano pizze a credito o africani che volevano il caffè gratis. Ho subito fatto capire che era cambiata la gestione ed era iniziata la bonifica.

E il suo è diventato un covo venetista...

Beh, qualche Capodanno veneto qui l’abbiamo festeggiato ma qui tutti sono bene accetti, sia chiaro, compresi i nomadi, se pagano subito come tutti gli altri.

Persino nel listino delle pizze ci ha ficcato dentro la sua spinta autonomista...

Sì, ci sono le pizze “serenissima” ai frutti di mare e “doge” con il radicchio di Treviso o Chioggia. Mi piace avere materia prima della nostra zona, a km zero, come va di moda. Anche se costa di più.

Però nel listino ci sono anche la “napoletana” e la “pulcinella”. Come la mettiamo?

È vero, sinora sono stato tollerante e le ho mantenute fra le proposte. Dopo il voto ci penserò... Però stiamo parlando di pizze e quelle da là arrivano.

Veramente i fornitori dovranno presentarsi da lei con la scheda elettorale timbrata?

Vediamo, mi fido anche sulla parola. Fra veneti può bastare.

Mauro Sartori

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