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Il rilancio di Smit
dopo il fallimento
«Quota 800 telai»

Ferdinando Businaro davanti al primo telaio tessile Smit della nuova era “Santex Rimar Group”
Ferdinando Businaro davanti al primo telaio tessile Smit della nuova era “Santex Rimar Group”
Ferdinando Businaro davanti al primo telaio tessile Smit della nuova era “Santex Rimar Group”
Ferdinando Businaro davanti al primo telaio tessile Smit della nuova era “Santex Rimar Group”

I piani sono stati rispettati. Il primo telaio per tessuti di spugna Smit della nuova era targata “Santex Rimar Group” è uscito dallo stabilimento di Trissino. La sua destinazione è un importante cliente dell’Estremo Oriente, che crede nel rilancio dell’azienda dell’Alto Vicentino. Era da alcuni anni che un telaio del famoso marchio creato a Schio nel 1938 non usciva dalla fabbrica. C’è voluto quello che il presidente del gruppo Ferdinando Businaro definisce un «coraggio intelligente unito a una intelligenza coraggiosa» per rimettere in piedi l’azienda che era stata travolta dal fallimento della precedente gestione - al centro di un’inchiesta a carico di 18 persone per una presunta bancarotta fraudolenta milionaria -, per consentire a uno dei vanti del meccano-tessile italiano di ritornare sui mercati internazionali da protagonista.

«È una grande emozione rivedere in azione queste macchine che rimangono all’avanguardia nonostante le vicissitudini - spiega il tecnico Gecchelin, mentre con alcuni colleghi di Schio sta eseguendo il collaudo - perché rappresentano la continuità ideale con una visione tecnologica quanto mai attuale». La Smit dopo tre anni di sostanziale inattività riparte dalla catena di montaggio di località Colombara a Trissino, dove c’è il quartiere generale della “Santex Rimar”, gruppo che fattura oltre 50 milioni di euro, con un piano che prevede il rientro in fabbrica di 25 persone, con l’obiettivo di più che raddoppiarle nel 2017, quando la produzione entrerà a regime. Ma gli obiettivi di Businaro e dell’amministratore delegato Stefano Gallucci sono ancora più ambiziosi.

Del resto, le commesse in portafoglio prevedono già la produzione di 300 telai, a dimostrazione che l’azione di rinnovamento industriale iniziata all’Itma, la fiera di settore programmata a Milano sul finire dell’anno scorso, sta dando i frutti attesi. E tra qualche settimana sarà il turno della fiera di Shanghai. «Avremmo voluto rimanere a produrre a Schio - afferma Businaro - ma le necessità produttive di una fabbrica 4.0 per tornare a competere con i colossi mondiali del settore ci hanno obbligato al trasferimento nella vallata dell’Agno, dove siamo proprietari dello stabilimento e dove possiamo attuare quelle soluzioni che guardano a innovazione, qualità e flessibilità per soddisfare la clientela». L’operazione che ha visto “Santez Rimar Group” stipulare il contratto d’affitto d’azienda con il tribunale, rappresentato dal giudice delegato Giulio Borella e dal curatore Cristiano Eberle, per rilanciare il marchio Smit, ha contenuti innovativi sul piano della giurisprudenza fallimentare. Non a caso si sono espressi due tribunali: oltre a quello di Vicenza, anche quello delle imprese di Venezia.

«Sono convinto - aggiunge Businaro - che uno dei modi per contribuire al rilancio del Paese sia quello di creare nuove opportunità facendo ripartire anche le aziende in difficoltà. Vogliamo servire clienti in tutto il mondo e Smit costituisce un elemento per lo sviluppo strategico ed integrato del gruppo offrendo elevate competenze in tutta la filiera produttiva. Investiremo alcuni milioni e in risorse umane». A regime dalle due linee di assemblaggio dello stabilimento di Trissino usciranno 800 telai all’anno.

Ivano Tolettini

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