<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Fabbrica Alta, l’enigma della cessione

La Fabbrica Alta, ora comunale ma a seguito di un accordo decaduto e non rinnovato
La Fabbrica Alta, ora comunale ma a seguito di un accordo decaduto e non rinnovato
La Fabbrica Alta, ora comunale ma a seguito di un accordo decaduto e non rinnovato
La Fabbrica Alta, ora comunale ma a seguito di un accordo decaduto e non rinnovato

Cala una coltre di nebbia sulla Fabbrica Alta e sui progetti futuri per la sua riqualificazione e rilancio. La rinascita prospettata e sostenuta anche con la recente creazione di un comitato di super esperti, potrebbe vacillare. Perchè, come profilato l'altra sera in Consiglio comunale dal sindaco Orsi, la stessa proprietà comunale dell'immobile è in dubbio.

Il piano urbanistico attuativo (Pua) denominato “Gregotti” di durata decennale riferito a tutta l'area è scaduto proprio in questi giorni e non è pervenuta nessuna proposta di rinnovo da parte dei proprietari (società Aree Urbane, oggi in liquidazione). Il progetto prevedeva la realizzazione di una notevole volumetria edificabile (in totale circa 270 mila metri cubi) a cui era correlata la realizzazione di determinate aree standard a destinazione pubblica (viabilità, aree verdi, ecc) da parte della proprietà. Proprio in quest'ambito rientra anche la cessione gratuita di alcuni beni del complesso. Un atto avvenuto regolarmente davanti ad un notaio nel maggio 2013, con cui il Comune acquisiva la proprietà di Fabbrica Alta, piazzale adiacente, centrale termica e idroelettrica Umberto I, ed archivio Lanerossi.

«Peccato – sottolinea il sindaco Valter Orsi - che nell'atto stesso c'è un passaggio che recita: “detta acquisizione costituisce anticipo delle aree standard da conferire con il piano di recupero”. In pratica ad oggi la cessione c'è, ma solo come anticipo di un qualcosa che non è mai stato realizzato , né lo sarà mai in quanto scaduto».

La Fabbrica Alta potrebbe quindi tornare ad Aree Urbane? L'ipotesi è davvero molto improbabile, dato che per la stessa società non sarebbe un grande affare ritrovarsi sul groppone ulteriori immobili (di cui alcuni soggetti a manutenzioni obbligatorie dalla Sovrintendenza) da dover gestire e su cui pagare le tasse. Tanto più che sul fronte tributario «avanziamo somme di Iuc per un milione e mezzo di euro – aggiunge il sindaco - che stiamo cercando di recuperare. Si tratta di una società in liquidazione, per cui avevamo proposto un baratto con alcuni terreni ma non abbiamo mai ottenuto risposte concrete dal liquidatore».

Resta ora da capire se la cessione del 2013 è giuridicamente valida oppure no. È un aspetto fondamentale da definire, soprattutto per poter procedere con sicurezza con i progetti di rinascita avviati. E' inutile investire energie e risorse, se poi alla fine salta fuori che l'immobile non è neanche nostro, sarebbe il colmo. Per questo ci siamo già attivati con l'avvocatura civica e consulenti per dialogare con la proprietà e arrivare ad una ridefinizione precisa».

Per l'Amministrazione però ci sarebbero degli aspetti enigmatici nella faccenda. «C'è da chiedersi: come mai ce l'hanno donata? Pochi mesi dopo la cessione, nel dicembre 2013, è stata fatta una variante al Prg, recepita poi nel marzo 2014, che consentiva un aumento di parcheggi nell'area Lanerossi in zona industriale, aprendo le porte a scenari commerciali di grandi dimensioni. E fatalità pochi mesi dopo, quando noi ci eravamo appena insediati, è stato inoltrato dalla società proprietaria Immobili e Partecipazione un Pua per quell'area, su cui noi poi però siamo andati in autotutela. Ora, le mie saranno solo insinuazioni, ma questi passaggi ravvicinati mi lascianomolto perplesso. È l'ennesima sorpresa sbucata dai cassetti del passato. Se saranno individuate delle responsabilità non esiteremo a procedere di conseguenza».

Silvia Dal Ceredo

Suggerimenti