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«Orgogliosa di aver sviluppato la nuova città»

Milena Cecchetto pronta a rimettersi in gioco per la città. A. MASSIGNAN
Milena Cecchetto pronta a rimettersi in gioco per la città. A. MASSIGNAN
Milena Cecchetto pronta a rimettersi in gioco per la città. A. MASSIGNAN
Milena Cecchetto pronta a rimettersi in gioco per la città. A. MASSIGNAN

Il piglio tosto è sempre quello del suo dna leghista. I ricci indomabili sono gli stessi di quel 22 giugno 2009 quando entrò in municipio sventolando le bandiere di Lega Nord, Pdl e Civica San Marco. Qualcuno in sette anni e mezzo ci ha provato a lisciarle la chioma ma il suo temperamento non è arretrato. Posizioni sempre energiche. Forte anche dell’appoggio immancabile di un vicesindaco sanguigno, Gianluca Peripoli, ormai prossimo ai vent’anni in politica.

Ma quello che oggi più colpisce della sindaca Milena Cecchetto è un nuovo aplomb ponderato. Pragmatico. Verrebbe quasi da dire “democratico” che non lascia indifferenti. Cecchetto è oggi impegnata a dare a Montecchio Maggiore un ruolo di centralità nell'Ovest Vicentino, pronta anche alla mediazione. Ha oltrepassato la boa del suo secondo mandato. È diventata una figura politica del territorio. Si è messa in gioco per la scalata alla presidenza della Provincia.

Viene, dunque, naturale chiederle: sindaco Cecchetto è già in campagna elettorale ?

«Sì, ho sogni politici: per il governo si andrà al voto al più tardi nel 2018, nel 2019 ci saranno le elezioni europee e nel 2020 le Regionali.»

Ci sono anche le prossime elezioni del segretario della Lega vicentina?

«Io sono a disposizione del partito. È sempre un onore lavorare per la Lega Nord».

Una rosa di opportunità lusinghiere. Ma per quanto riguarda il futuro di Montecchio? Si è parlato dell’assessore Gianfranco Trapula come suo successore.

«Di lui, come di altri amministratori che in questi due mandati hanno lavorato e stanno lavorando bene. Sono orgogliosa della mia giunta: c’è spazio per tutti. In sette anni di governo le differenze tra Lega e Forza Italia non sono mai pesate. Abbiamo sempre trovato un accordo senza dover andare per alzata di mano. Nessuno è mai stato costretto a prendere una posizione politica all’interno della mia maggioranza».

Crede che alle Amministrative del 2019 i grillini possano dire la loro in città?

«Ne più ne meno di quanto hanno detto nel 2014. Non stanno facendo opposizione produttiva: la protesta fine a se stessa non paga».

In tema di avversari, qual è il suo giudizio sull’opposizione castellana in Consiglio?

«Mi aspettavo meno attacchi personali, soprattutto durante il primo mandato con tre ex sindaci seduti tra i banchi della minoranza. Evidentemente non c’erano argomenti. Anche oggi l’opposizione me l’aspetto più costruttiva meno asettica; sta facendo politica fine a se stessa e non per la città. Io sono convinta che si può lavorare insieme sulle buone idee smettendola con le sfide».

In sette anni e mezzo la sua Amministrazione è riuscita a portare a termine opere rimaste sulla carta per decenni: la bretella, il nuovo ospedale, la tenenza dei carabinieri. Come ci siete riusciti?

«Con creatività, perseveranza e l’appoggio della Regione. L’ospedale ce l’avevano portato via. Poi il polo unico doveva essere realizzato su una zona definita alluvionale alla Ghisa. Non si trovava sbocco. Così ho ripreso in mano una situazione compromessa ipotizzando la collocazione dell’ospedale al posto della vecchia struttura cittadina. Non ci credeva nessuno. Mi hanno dato della pazza. Per quanto riguarda la bretella, invece, è stato dirompente mettere insieme tutte le forze del territorio: amministrazioni comunali, associazioni, forze imprenditoriali. Ci hanno provato in tutte le maniere a non farla. Questo è stato un traguardo sofferto. Sulla tenenza, infine, abbiamo investito cinque impensabili milioni di euro ed ora è realtà. Attendiamo un decreto da Roma per il trasloco e abbiamo già un numero assegnato di militari».

Ora c’è da lottare per la Pedemontana.

«Noi non molliamo. Non prendiamo neppure in considerazione che non venga completata. Il nuovo casello autostradale è legato all’opera. La Regione ha costituito un gruppo di lavoro per studiare possibili soluzioni dopo i problemi emersi».

Di che cosa si sente più orgogliosa dopo un mandato e mezzo di governo cittadino?

«Sono orgogliosa della città che abbiamo delineato e che si sta realizzando. Del l’impronta che le abbiamo dato in termini di interventi, sicurezza, servizi, viabilità, vivibilità. In questa città ora c’è spazio per tutto e tutti. Anche per progetti sovra comunali come il circuito automobilistico didattico alla Ghisa; per una stazione dei treni Sfmr collegata alla Tav dietro piazzale Collodi. Per diventare la città “capitale” dell’Ovest. Insomma, abbiamo risvegliato l’orgoglio di dire: “Sono di Montecchio”».

All’inizio del suo primo mandato è stata Alte Ceccato il nodo critico. Il problema dell’immigrazione, il degrado.

«Chi ha governato prima di noi ha creduto di averci lasciato una Alte integrata. Ma non c’era nulla di integrato nel 2009, soprattutto per mancanza di regole. Oggi le norme sono state comprese, accettate e si sta meglio. Ma c’è ancora molto da fare».

Qual è stata fin qui la sua più grande soddisfazione?

«La riconferma del secondo mandato. Nel 2014 tirava aria di centrosinistra. Alle elezioni europee aveva trionfato il Pd. Ma i cittadini hanno creduto nel lavoro della mia squadra. Da allora ho avuto il tempo di farmi conoscere meglio. È cresciuto un rapporto di fiducia. Nessuno, infondo, nasce sindaco».

Luisa Dissegna

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