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Il missionario che fa studiare i bimbi africani

La scuola creata da padre  Zarantonello. FOTOSERVIZIO ZORDANPadre Zarantonello porta cibo alle famiglie in quarantena per l’ebola
La scuola creata da padre Zarantonello. FOTOSERVIZIO ZORDANPadre Zarantonello porta cibo alle famiglie in quarantena per l’ebola
La scuola creata da padre  Zarantonello. FOTOSERVIZIO ZORDANPadre Zarantonello porta cibo alle famiglie in quarantena per l’ebola
La scuola creata da padre Zarantonello. FOTOSERVIZIO ZORDANPadre Zarantonello porta cibo alle famiglie in quarantena per l’ebola

Una vita spesa nel segno della solidarietà. Da 37 anni, da quando ne aveva appena compiuti 32, padre Mario Zarantonello della congregazione dei giuseppini del Murialdo vive in Sierra Leone, terra martoriata da guerre e malattie. «L’epidemia di ebola – racconta – ha avuto pesanti ripercussioni sul Paese. L’economia di fatto ha subito un arresto e stenta a ripartire». Eppure la Sierra leone è ricca di molte materie prime… «Ma non si capisce chi le governi. Diamanti, oro, bauxite, ferro, difficile dire a chi siano in mano. Si dice che queste popolazioni vanno aiutate a casa loro. Giustissimo, ma non certo come si è fatto e si continua a fare. Se aiutarli là vuol dire portare via tutto ciò che hanno, allora non ci siamo. Non si tratta di aiuto ma di sfruttamento». A Lunsar, città di 36 mila abitanti ad una cinquantina di miglia dalla capitale Freetown, padre Zarantonello, originario di Montecchio Maggiore, dirige una scuola frequentata da un migliaio di ragazzi, ed un centro di formazione professionale che ne accoglie 600 insegnando loro un lavoro. «Una bella notizia è rappresentata dal fatto che il ministero dell’istruzione ha deciso di non far pagare tasse a chi intende proseguire gli studi, e questo è un grande incentivo: l’educazione è fondamentale per ogni sviluppo. Fino a non molto tempo fa solo il 35% dei giovani frequentava la scuola, ora siamo al 70% con indicatori che dicono che la percentuale aumenterà ulteriormente». Istruzione, ma non solo: i missionari giuseppini sono attivi anche nella costruzione di centinaia di pozzi per l’acqua potabile, nella realizzazione di ponti che possano permettere gli spostamenti, nell’implementare le tecniche e le attività di agricoltura. Il missionario la scorsa settimana ha partecipato nei locali della parrocchia di Santa Maria Immacolata di Montecchio ad una conferenza organizzata da Selineh onlus dove ha parlato della sua esperienza missionaria proseguita anche nei momenti più difficili attraversati dal Paese. «La guerra decennale conclusasi nel 2002 ha lasciato dietro a sé morte, devastazione e ferocie di ogni genere. Basti pensare ai tantissimi mutilati e al fenomeno dei bambini-soldato. E poi la recente epidemia di ebola, che ha lasciato 30 mila bambini orfani. Noi, come altre congregazioni, abbiamo cercato di dare aiuto. Non abbiamo mai abbandonato il popolo, che aveva bisogno della nostra presenza. È stato bello, e la gente ce lo riconosce. Durante l’epidemia abbiamo portato cibo nelle abitazioni in quarantena. Sono sorte case di ospitalità per i bambini soldato e per gli amputati». Un’avventura, quella africana, che parte da molto lontano: «Verso la fine degli anni ’70 - ricorda padre Zarantonello - sono stato invitato dai saveriani a visitare la Sierra Leone, ed in particolare Lunsar, dove c’è una grande miniera di ferro ed era stata avviata una scuola per formare figure professionali. Nel 1982 ho preso la decisione di trasferirmi lì». Nella serata organizzata da Selineh onlus si è parlato principalmente di salute, roba da ricchi in Sierra Leone, e del fondamentale apporto dato dai medici di Around us che periodicamente si recano nell’ospedale di Lunsar ad operare e curare i malati che non possono permettersi le cure. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giorgio Zordan

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