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Scuola, disabilità e orti
Il paese del mutuo aiuto

I genitori portano a scuola con la propria auto i figli propri e altrui
I genitori portano a scuola con la propria auto i figli propri e altrui
I genitori portano a scuola con la propria auto i figli propri e altrui
I genitori portano a scuola con la propria auto i figli propri e altrui

Una comunità che genera welfare. Si può riassumere così il processo di partecipazione attiva voluto dal Comune e sostenuto dai cittadini che alleggerisce il lavoro e i costi dei servizi sociali. Siamo a Quinto Vicentino: paese di 5800 abitanti, il 4 per cento dei quali impegnato attivamente nel sistema sociale del paese. Dove il trasporto scolastico è stato sostituito e organizzato dal Comune con “equipaggi” di genitori deputati a portare a scuola con la propria auto i figli propri e altrui. Ma anche dove le verdure degli orti dei residenti, prodotti in eccedenza, aiutano a sfamare chi non ha i soldi per arrivare a fine mese.

Primo su tutti ad essere convinto che una sorta di cooperativa della comunità può aiutare il paese socialmente ed economicamente è il sindaco, Renzo Segato. Il suo ufficio è a pianto terra. Alla portata di tutti. Appena si entra in municipio a sinistra. Una disponibilità espressa chiaramente anche dallo slogan che lo ha condotto alla poltrona di primo cittadino: “ViviAmo Quinto Insieme”. Una promessa mantenuta. «La realtà che oggi i Comuni hanno minori risorse è generalizzata. Noi affrontiamo le criticità insieme. Oggi l’amministrazione locale fa da collante, da cerniera, mettendo in relazione la disponibilità, il tempo, le risorse dell’ente, delle associazioni e dei singoli cittadini con i bisogni di chi in paese ha necessità o bisogno di sostegno. Una comunità solidale».

Principi che trovano attuazione nel servizio trasporto disabili, svolto da volontari con un pulmino del Comune acquistato a marzo con il contributo delle aziende locali. Così come nel progetto “Anchise” dove i cittadini mettono a disposizione la propria auto per accompagnare chi non ha possibilità di muoversi. Nel pedibus, nel carpooling, nella cura del verde pubblico. Il tutto organizzato in collaborazione con i servizi sociali e con l’assessore , vicesindaco Stefania Migliorini. Una progettualità, una cultura del luogo, che non dispiace nemmeno alle minoranze di governo. «Non collaborano granché - dice il sindaco - ma non vi sono neppure particolari opposizioni su questo fronte».

L’organizzazione delle scuole stesse mostra lo spirito di comunità. Su 6 plessi, dal nido alle elementari, 4 sono parrocchiali, integrati o gestiti da enti morali ex Ipab

Motori di creazione di legami di prossimità sono i circa sessanta cittadini impegnati quotidianamente nel progetti del Comune che investe sui valori della sussidiarietà, della reciprocità e del bene comune. Duecento i volontari dei gruppi, delle associazioni di Quinto. «Qui ognuno fa la sua parte - spiega Renzo Segato -. Insieme per costruire una comunità unita e vivibile. Il nostro governo è espressione della nostra civicità e del nostro partecipare solamente come persone».

Per essere d’esempio nei comportamenti, fin da subito la giunta Segato si è ridotto l’indennità di carica che ora confluisce in un fondo per il sociale, per le famiglie in difficoltà. «Non risolve tutti i problemi - precisa il sindaco ma è un segnale».

Quinto Vicentino è uno dei pochi Comuni dove oltre ad un’assistente sociale opera sul territorio anche un’assistente domiciliare comunale. A bilancio nel 2017 ci sono 471 mila euro: 135 mila per la scuola e contributo progetti scolastici (esclusi i costi fissi e di manutenzione); 168 mila euro per servizi dall’infanzia agli anziani; altri 168 mila euro per attività gestite dall’Ulss 8. Un’altra piccola parte la investono i cittadini con il loro impegno.

Anche l’esperienza dei richiedenti asilo politico, benché discussa, a Quinto pare funzionare. Dal 2015 il paese ospita 14 profughi. Mai nessuna segnalazione. «La progettualità prevede l’inclusione: corsi di alfabetizzazione e lavori di pubblica utilità. Alcuni di loro dopo l’ospitalità qui hanno trovato lavoro».

Luisa Dissegna

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