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Caos ville, indagini su abusi e permessi

L’ingresso di villa Caldogno patrimonio Unesco che ospita le attività di alcune associazioni.  FOTO ARCHIVIO
L’ingresso di villa Caldogno patrimonio Unesco che ospita le attività di alcune associazioni. FOTO ARCHIVIO
L’ingresso di villa Caldogno patrimonio Unesco che ospita le attività di alcune associazioni.  FOTO ARCHIVIO
L’ingresso di villa Caldogno patrimonio Unesco che ospita le attività di alcune associazioni. FOTO ARCHIVIO

Prima le critiche e le perplessità degli ispettori Icomos ( il consiglio internazionale dei monumenti e dei siti di Unesco) poi il pasticcio dei lavori, autorizzati o meno lo si capirà, al bar Enal; quindi i sopralluoghi riparatori della Soprintendenza per le belle arti e il paesaggio di Verona non solo all'ex municipio ma anche, a sorpresa, al tesoro calidonense, villa Pagello Nordera. Per tutti villa Caldogno.

Non c'è pace per i pezzi da novanta del patrimonio locale, sotto la lente ormai da settimane per una serie di problematiche legate a permessi, esecuzione di lavori interni e di tutela del paesaggio circostante. Come nel caso dell'edificio palladiano a due passi dal complesso residenziale, l’area commerciale e il centro sportivo. L'ultimo grattacapo in ordine di tempo per l'amministrazione comunale riguarda sia i presunti abusi edilizi nell’ex municipio, dopo gli interventi ad un muro eseguiti dai gestori del bar Enal, che la mancata richiesta alla Soprintendenza del permesso per l’insediamento di due associazioni nei seminterrati di villa Caldogno. Nel primo caso le indagini sono affidate ai carabinieri del nucleo tutela e patrimonio. Sulla destinazione degli spazi alla Proloco e ai Donatori di sangue, l’ente ministeriale vuole vederci chiaro anche in base all’articolo 106 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, secondo cui «la concessione in uso è subordinata all’autorizzazione del Ministero». Via libera che, come ammette l’ex sindaco e assessore all’urbanistica Marcello Vezzaro, non è in effetti mai arrivato. Tuttavia «abbiamo già mandato via l’incartamento completo. In ogni caso le associazioni sono lì solo da qualche mese e se pensiamo che in altri edifici di pregio, come la Basilica palladiana, hanno organizzato persino la festa per l’ultimo dell’anno, qualche riflessione va fatta».

Non ci sta, insomma, il Comune a veder mettere in dubbio decenni di lavoro e milioni di euro spesi per riuscire a strappare la villa al declino, proiettandola nell’Olimpo dell’architettura.

«Se abbiamo assegnato parte dei seminterrati alle associazioni - continua - è perché oltre a fare servizio di guardianìa garantiscono la fruibilità della struttura e ne promuovono l’utilizzo, come previsto da leggi e normative regionali e nazionali».

Questo mentre nella villa è in corso, da qualche mese, una riorganizzazione complessiva degli spazi e delle competenze. Smantellato lo scorso autunno il bar degli anziani nelle barchesse, oggi divenuto sala conferenze; presenti gli alpini, la Bella Età e l’università degli adulti, la rivoluzione ha interessato anche il bunker antiaereo della Seconda guerra mondiale. Da centro d’eccellenza per l’arte contemporanea, durante la breve stagione del contenitore di eventi ed esposizioni C4, la scatola di cemento e corten all’ombra della villa è oggi gestita da Ancis Aureliano onlus.

Giulia Armeni

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