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Brendola

Cacciatore ferito
dal “fuoco amico”
con due fucilate

Renato Guarda mostra i punti sul volto colpito dai pallini. A. MASSIGNAN
Renato Guarda mostra i punti sul volto colpito dai pallini. A. MASSIGNAN
Renato Guarda mostra i punti sul volto colpito dai pallini. A. MASSIGNAN
Renato Guarda mostra i punti sul volto colpito dai pallini. A. MASSIGNAN

Colpito non da una ma da ben due fucilate che lo hanno raggiunto al volto e all’avambraccio. Per Renato Guarda, proprietario di un’azienda agricola in via Bernini a Vo’ di Brendola, ieri, è stato un primo giorno di caccia tutto da dimenticare. È stato feritoda un altro cacciatore ed è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso con dodici pallini in corpo.

«E non è la prima volta che sono rimasto vittima di un incidente di caccia - racconta Guarda-. Nel 1991 mi è andata ancora peggio: ho dovuto farmi sei mesi tra dentro e fuori dall’ospedale. Questa volta fortunatamente, invece, le conseguenze sono state minori: sono subito stato dimesso dopo essere stato medicato al pronto soccorso».

Ma andiamo con ordine. Domenica mattina Renato Guarda decide di non mancare all’apertura della stagione venatoria. Non è un cacciatore sfegatato - «l’anno scorso sono uscito solo tre volte» spiega - ma un appassionato sì. Dopo l’incidente di 15 anni fa è oltretutto molto prudente. «Un mio amico mi ha chiesto se domenica uscivamo assieme. Ho risposto positivamente ma solo se andavamo in un posto tranquillo. La scelta è caduta su località Genziana, sul versante che guarda l’autostrada, a Brendola. In effetti quando siamo arrivati abbiamo trovato pochissimi cacciatori. Per sicurezza abbiamo atteso le 7, in maniera che fosse chiaro. In modo da evitare anche eventuali pericoli derivanti dal buio».

I due compagni di caccia si sono quindi incamminati per poi separarsi sulle colline del paese. «Sulla strada - prosegue l’uomo ferito - ho incontrato un settantenne, P.Z., appostato in un fossato con un cane da lepre. L’ho avvertito che gli sarei passato accanto per poi lasciargli la zona libera, indicandogli anche dove mi sarei diretto. Oltrepassato il cacciatore appostato, per mettermi al riparo sono salito di una trentina di metri».

Tutte precauzioni che però si sono rivelate inutili. «Ero a circa 35-40 metri di distanza quando il settantenne ha esploso il primo colpo di ficile che mi ha colpito. Ho gridato ma subito è arrivata anche la seconda fucilata. Ha sparato alla cieca attraverso dei filari di vite, dopo i due colpi ho visto la lepre passarmi vicina»

Renato Guarda racconta i minuti successivi agli spari. «Inmio soccorso è subito arrivato il mio amico. Anche il cacciatore che mi ha colpito è venuto a sincerarsi dell’accaduto e mi ha fatto le sue scuse. Nella disgrazia sono stato fortunato, le rose di pallini mi hanno raggiunto mentre ero girato di fianco altrimenti avrei potuto perdere un occhio e la vista».

Quindi la corsa all’ospedale per farsi medicare, con l’auto del compagno con cui domenica mattina si era recato a caccia sulle colline, in località Genziana a Brendola.

«All’ospedale mi hanno tolto tre pallini da un braccio ma altri nove dovrò tenermeli, sono in punti delicati, c’è il rischio di complicazioni. Anche ieri sono tornato in pronto soccorso. Un pallino s’è conficcato vicino ad un nervo e mi si è gonfiato tutto il polso. Il rischio ora è quello di un’infezione, sto prendendo dosi di antibiotico da cavallo. Sono andato in caserma ed ho presentato denuncia ai carabinieri».

Renato Guarda, dopo essere stato protagonista di due incidenti di caccia, vuol lanciare un monito. «La caccia non è per tutti. Troppi sparano affidandosi alla sorte, senza tenere conto delle minime nozioni di sicurezza. Nella mia azienda agricola non è raro che pallini arrivino fino alla stalla oppure sui balconi di casa. Troppe licenze sono state concesse con troppa facilità. È venuto anche qui il momento di dare un giro di vite».

Giorgio Zordan

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