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Mamma Marzia: «Andrea, un leone Gli sono accanto»

Una tenera foto di Marzia Zuccolo con il figlio Andrea Bizzotto
Una tenera foto di Marzia Zuccolo con il figlio Andrea Bizzotto
Una tenera foto di Marzia Zuccolo con il figlio Andrea Bizzotto
Una tenera foto di Marzia Zuccolo con il figlio Andrea Bizzotto

«Mio figlio Andrea è un leone. Lotta ogni giorno e tutti noi siamo al suo fianco». Marzia Zuccolo, per tutti «la maestra Marzia del XXV Aprile» affronta in questi giorni la prova più dura: la malattia del figlio Andrea Bizzotto. Ciclista appassionata, da centinaia di chilometri a settimana, insegnante innamorata della professione, da centinaia di bimbi accompagnati nella crescita, Marzia dimostra forza e dolcezza. Forza come per scattare sui pedali di fronte a un’asperità improvvisa, dolcezza come quando accoglie i suoi scolari ogni mattina. «È naturale – si schermisce -. Si fa tutto ciò che si può. Per Andrea, per Maria, per Giulia». Quel che si può. Come correre in Germania, non lontano da Dortmund, dove il figlio poco più che trentenne sta lottando contro un tumore in fase avanzata. E, ogni sera, alle 18, attendere il marito Ettore, che in Germania lavora da anni. Passare in ospedale da Andrea. Una carezza, un incoraggiamento, un resoconto della giornata. Quel che si può? No, molto di più. Essere al fianco di Maria, la nuora, e di Giulia Grace, la nipotina, per dire che la nonna e il nonno ci sono oggi. Ma anche domani, e dopodomani, e dopodomani ancora. Sempre. E poi c’è il libro “Storia di un maldestro in bicicletta” : quello che Andrea, ingegnere convertito a chef, scrive ogni sera per lasciare una traccia, un ricordo alla figlioletta. Una traccia, in questi giorni, la sta lasciando in tutta Europa, Andrea, perché anche ieri il reparto d’ospedale nel quale è ricoverato è stato un viavai di giornalisti da tutto il continente. «E pensare che è cominciato quasi per gioco – racconta la madre -. I medici hanno diagnosticato il male e con le prime cure nostro figlio cercava un po’ di distrazione». Si mette a scrivere. Marzia lo incoraggia («Dai che lo rivediamo insieme») e la cosa diventa sempre più importante. Al punto che la scrittura, dicono i medici, ad Andrea sta allungando la vita. «Pensare – riprende la madre – che da piccolo era proprio timido. Studioso, diligente, ma timido. E poi, alla bicicletta non si è mai appassionato davvero». Amava e ama la cucina, Andrea, ma prima il dovere chiamava gli studi universitari. «Così si è laureato in ingegneria – prosegue Marzia – e ha pure lavorato nel Bassanese». In ufficio di giorno, e di sera a imparare il mestiere di chef , da apprendista, in un ristorante a Bassano. «Un bel ristorante – aggiunge Marzia – perché il mio Andrea le cose le fa bene». Seguendo l’amore per la cucina, il giovane ha imboccato la strada giusta. Prima in Austria, dove ha pure trovato moglie, poi in Germania, a Witten, dove risiede. E nella sua nuova città, l’ingegnere-cuoco ha trovato ancora modo di mettersi in luce. «Mica solo per la qualità dei piatti – precisa la madre – ma perché si è reso protagonista di tante iniziative di promozione tra i colleghi». Insomma, creativo in quanto chef, pratico in quanto ingegnere, e gran lavoratore da figlio del Veneto. «Sul giornale locale c’è finito più di qualche volta – riprende Marzia, con un filo di commozione - . Eravamo contenti, perché tutto andava bene ed era arrivata pure Giulia». Poi la notizia drammatica, lo sconforto che la madre non nasconde, ma anche alcune sorprese. «Adesso tutti diranno che è perché sono la mamma – prova a scherzare -, ma non credevo che Andrea avrebbe lottato come sta facendo». Un po’ è l’amore della famiglia, un po’ il pensiero della piccola Giulia, molto la volontà di ricavare qualcosa di buono anche dal male e insegnare che non bisogna mai arrendersi, neanche quando la speranza è ai minimi termini. «La celebrità di questi ultimi giorni ci ha un po’ scosso – ammette Marzia -, anche perché non siamo persone da “fronzoli”. Però il pensiero che ci conforta è che nostro figlio possa essere di esempio per qualcuno. E che Giulia sappia di avere un papà che, accanto all’amore, le ha trasmesso i valori che rendono la vita degna di essere vissuta». Vissuta e assaporata giorno per giorno, come sta facendo negli ultimi mesi mamma Marzia. Così, l’arrivo di uno speciale letto medico che permetterà ad Andrea di lasciare l’ospedale è vissuto in casa come una piccola gioia. «Un passo per volta – chiude la madre –, e continuiamo a credere nei miracoli». E, se dovessero accadere, si farà festa tutti insieme: «Una pedalata, una bella pedalata – chiude Marzia – con Andrea in testa e la piccola Giulia nel cestino. Da Witten alla valle del Reno, in una giornata di primavera tra il cielo che sembra non finire mai, il fiume e le colline». •

Lorenzo Parolin

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