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Brenta, un parco
con regole uguali
per tutti i Comuni

Il Brenta a Bassano visto dal Ponte degli AlpiniL’assessore Linda Munari
Il Brenta a Bassano visto dal Ponte degli AlpiniL’assessore Linda Munari
Il Brenta a Bassano visto dal Ponte degli AlpiniL’assessore Linda Munari
Il Brenta a Bassano visto dal Ponte degli AlpiniL’assessore Linda Munari

Proteggere le rive del Brenta, dal Bassanese al confine col Trentino, e trasformarle in un parco: il primo “parco sovracomunale” del Veneto, in attesa che anche la Regione metta la firma e potenzi le tutele. L’assessore alla pianificazione sostenibile Linda Munari recupera un’idea lanciata anni fa da un gruppo di associazioni ambientaliste, e tornata d’attualità dopo che la Soprintendenza ha “blindato” la silhouette del centro storico, fissando regole a protezione del Lungobrenta.

«Se parliamo di parco, si tratterebbe di tutela ambientale più che monumentale – precisa l’assessore – ma il principio è lo stesso: in attesa della promozione ad area naturalistica di interesse regionale, come è già accaduto per il Sile nel Trevigiano o per i colli Euganei in provincia di Padova, sarebbe opportuno certificare la qualità dell’ambiente fluviale, uniformare i regolamenti comunali in modo da avere una tutela condivisa e far coordinare le diverse azioni da un ente di gestione. Nessuna legge impedisce ai Comuni di consorziarsi e promuovere dal basso la tutela di un’area e in questo caso un ente intercomunale come l'Unione montana già esiste. Il Brenta è da tempo sotto i riflettori come possibile zona protetta, solo che, in sostanza, in passato ognuno ha fatto da sé. È il momento di fissare regole comuni».

Regole che riguarderebbero soprattutto questioni urbanistiche, come la realizzazione di nuove opere, le dimensioni degli edifici e le misure antinquinamento. «Il fiume è sottoposto a vincoli – riprende Munari – ma la sovrapposizione di strumenti diversi, dalla legge nazionale alle norme comunali, può determinare conflitti di competenze ed eccesso di burocrazia. Un primo passo, quindi, potrebbe essere l’armonizzazione delle diverse norme, in modo da liberare risorse da investire. Dalla condivisione delle informazioni alla gestione della promozione turistica, alla tutela degli edifici storici, fino alle sanzioni contro i trasgressori, fissare norme condivise sarebbe un passo importante». Tutto questo con una precisazione: proteggere non significa bloccare le attività. «Dal nostro punto di vista – dichiara l’assessore – la tutela deve andare di pari passo con la vitalità del territorio. In questo senso, un parco rivierasco servirebbe a far dialogare difesa del paesaggio e sistema economico, favorendo anche la nascita di nuove attività». Attività legate soprattutto al turismo sostenibile. «E rispetto al Brenta c’è già un’esperienza di riferimento – chiude Munari - il “contratto di fiume” lanciato alcuni anni fa come strumento di governo del territorio. Si tratterebbe di passare dalla logica del patto tra i diversi attori che insistono sul fiume a quella di norme di interesse pubblico nell’ottica della “Smart city”».

Lorenzo Parolin

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