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Cassola

18 anni di violenza
«Ho sbagliato
non sono cattivo»

Le violenze e le vessazioni nei confronti dei famigliari sarebbero durante per ben 18 anni
Le violenze e le vessazioni nei confronti dei famigliari sarebbero durante per ben 18 anni
Le violenze e le vessazioni nei confronti dei famigliari sarebbero durante per ben 18 anni
Le violenze e le vessazioni nei confronti dei famigliari sarebbero durante per ben 18 anni

CASSOLA. «È esagerato che mi tengano qui dentro: qualcosa ho sbagliato ma non mi merito il carcere, non sono un uomo cattivo». Sono le prime parole che V.M., 59 anni, il padre-padrone di Cassola arrestato dai carabinieri dopo che la moglie a febbraio si era decisa a denunciare i 18 anni di violenze subite da lei e dai due figli, ha detto al suo avvocato.

Dal primo colloquio è emersa la figura di un uomo marcatamente indolente, che non ha praticamente mai lavorato, con cronici problemi di alcolismo, dai quali forse sono dipesi molti dei suoi atteggiamenti esasperati e ossessivi contro i famigliari, conditi da reiterate e pesanti violenze psicologiche. Ma non solo.

«È soprattutto una persona che ha bisogno di cure, non è una persona violenta, ha un deficit intellettivo, non si rende bene conto dei suoi comportamenti ossessivi. La moglie ha fatto bene a denunciarlo ma la sua era semplicemente una richiesta di aiuto, perché il marito non ha mai voluto curarsi. Era un caso da seguire anni fa a livello sanitario, il canale giuridico non darà la soluzione idonea». Così l’avvocato Alberto Pellizzari, legale dell’uomo di 59 anni arrestato lo scorso lunedì per le violenze fisiche e psicologiche sulla moglie e i due figli, arrivato dopo un primo allontanamento dall’abitazione famigliare disposto dall’autorità giudiziaria lo scorso febbraio che lui però non ha mai rispettato.

Ora la moglie e la figlia minorenne sono ospitate in una struttura protetta, mentre il figlio maggiorenne ha scelto di rimanere a casa, almeno finché il padre sarà in carcere.

«È importante specificare che nei confronti del mio assistito il giudice aveva emesso la misura cautelare dei domiciliari con braccialetto elettronico - specifica Pellizzari -. Si trova in carcere solo perché al momento non ci sono dispositivi disponibili, ma appena ce ne saranno, con tutta probabilità gli verrà permesso di tornare a casa».

Se però l’uomo non si rende conto delle limitazioni imposte dal giudice, non è escluso che tenterà nuovamente di raggiungere i famigliari o quantomeno di contattarli, come da febbraio aveva già fatto tante volte. E secondo il suo legale un motivo c’è.

«Non ha rispettato l’ordinanza del giudice perché senza la sua famiglia è perso - precisa Pellizzari -. Considerato il suo livello intellettivo, non credo nemmeno si sia reso del tutto conto di aver fatto qualcosa di sbagliato, come non era certo di sbagliare nelle violenze psicologiche inflitte ai famigliari. Al figlio ripeteva sempre di non studiare perché non serviva a nulla, ma non ha mai picchiato nessuno. Solo una volta se l’è presa con la macchina, ammaccando la carrozzeria».

«Le violenze erano soprattutto psicologiche, non mi risulta che abbia mai alzato le mani su nessuno. Mi confronterò con l’avvocato della controparte - conclude il legale vicentino - per tentare di trovare una soluzione insieme».

Francesca Cavedagna

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