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Quei 400 della Pellizzari diventati marinai

Arzignano è città di marinai. Lo sarà domenica quando sono attesi dal Veneto e Trentino, nelle piazze, centinaia di “solini” in congedo e in servizio per festeggiare il cinquantesimo anniversario del gruppo Anmi, Associazione nazionale Marinai d’Italia. Lo è stata, soprattutto, dagli anni Venti e fino alla metà degli anni Settanta, quando da Arzignano ma anche dai comuni limitrofi partirono in migliaia per servire la Marina Militare. Circa quattrocento dalla città. Una curiosità, per Arzignano così distante dal mare che, in certo periodi, ha avuto più marinai che alpini. Una stranezza facile da spiegare se si pensa alle Officine Pellizzari e ai suoi motori elettrici, alternatori, ventilatori, apparecchiature elettromeccaniche che finivano nelle “pance” di tante navi, anche di quelle da guerra.

Fu così che i giovani operai della storica azienda arzignanese partirono per il loro periodo di “naja” da passare in mezzo al mare, avvicinando sempre di più la città del Grifo all'acqua. E oggi, anche dopo 50 anni, il legame resta forte e saldo grazie ai valori e alle attività dell’Associazione Marinai che conta 164 iscritti. E che domenica, dopo l’alzabandiera in piazza Marconi, sfilerà per le vie del centro città.

«I dipendenti delle Officine Pellizzari, ma anche di Fiamm e Ceccato, Calpeda e Isgev erano chiamati alla leva militare in Marina - racconta il presidente del gruppo Anmi, Luigi Belluzzo -. La Pellizzari era fornitrice ufficiali grazie alla produzione di motori, pompe idrauliche, gruppi di ventilazione. E quindi esisteva una sorta di convenzione per la leva. Perché in questa forza armata si erano resi conto che quando si rompeva un ventilatore in un sommergibile o una pompa in nave c’era bisogno di una manutenzione specializzata. E chi meglio degli operai delle Officine che fornivano motori e strumentazioni potevano operare? Gli operai divennero così personale imbarcato». Dai primi decenni del Novecento, almeno 50-60 giovani arzignanesi, ogni anno partivano per la marina. «Io sono stato uno dei ultimi, tra il 1973 e il 1975, quando la leva durava 24 mesi - prosegue Belluzzo -. Lavoravo alla Isgev. Sono l’unico marinaio di Nogarole. Sono stato alla capitaneria di porto, ora guardia costiera, di Trieste e Taranto».

Un legame forte tra il mare, la città e la provincia. Del resto l’autore della “Preghiera del Marinaio” è lo scrittore vicentino Antonio Fogazzaro. Come ricordano con orgoglio tutti i marinai.

Luisa Nicoli

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