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L’ospedale non decolla, i sindaci insorgono

Il governatore Zaia con il sindaco Cecchetto alla cerimonia per la posa della prima pietra dell'ospedaleL’immagine grafica del nuovo polo unico avviato a gennaio scorso
Il governatore Zaia con il sindaco Cecchetto alla cerimonia per la posa della prima pietra dell'ospedaleL’immagine grafica del nuovo polo unico avviato a gennaio scorso
Il governatore Zaia con il sindaco Cecchetto alla cerimonia per la posa della prima pietra dell'ospedaleL’immagine grafica del nuovo polo unico avviato a gennaio scorso
Il governatore Zaia con il sindaco Cecchetto alla cerimonia per la posa della prima pietra dell'ospedaleL’immagine grafica del nuovo polo unico avviato a gennaio scorso

Quindici primi cittadini sono pronti a dimettersi dalla Conferenza dei sindaci dell’Ulss 5 se a breve non sarà confermato quanto votato nell’assemblea dello scorso 6 aprile, vale a dire la concentrazione temporanea nell’ospedale Cazzavillan di Arzignano di un unico punto nascite, con annessa pediatria ed ostetricia-ginecologia, e la temporanea concentrazione in un unico polo delle ortopedie all’ospedale San Lorenzo di Valdagno. In attesa del completamento dei lavori del nuovo polo unico.

L’annuncio è contenuto in una lettera indirizzata direttamente a Luca Zaia, primi firmatari i sindaci di Montecchio ed Arzignano Milena Cecchetto e Giorgio Gentilin, ed è conseguente allo stop arrivato da Venezia a metà agosto che ha rimandato la questione al primo gennaio del 2017; il tutto proprio pochi giorni prima del via alla riorganizzazione dei servizi ospedalieri necessaria per poter far entrare nel vivo i lavori per la costruzione del nuovo nosocomio a Montecchio Maggiore.

«C’è la costruzione - si legge nella lettera spedita al governatore del Veneto - di un nuovo polo ospedaliero che dovrebbe essere partito da mesi e che invece grazie anche alle decisioni che continuano ad essere procrastinate in avanti resta fermo e questa è una fonte importante di preoccupazione sul futuro e sui tempi di realizzazione dello stesso».

Una retromarcia quella del 18 agosto, dunque, mal digerita dai sindaci del centro-sud dell’Ulss 5 anche perché tutto sembrava pronto, già con un appalto firmato, per i traslochi. E con tanto di lettera per gli spostamenti pervenuta al personale sanitario.

«La precisa volontà espressa dalla stragrande maggioranza dei sindaci del territorio - proseguono gli amministratori nel la lettera - in ordine alla riorganizzazione momentanea dei reparti è stata totalmente ignorata dalla Regione, mettendo in evidente imbarazzo i sindaci stessi che ricordiamo sono l’espressione di quasi la totalità dei cittadini dell’Ovest vicentino. È bastato che qualcuno della Valle dell’Agno abbia fatto una raccolta di firme, la cui attendibilità è tutta d a verificare, e una manifestazione di piazza con il supporto strumentalmente di alcuni partiti politici per vanificare la decisione presa coscientemente e per il bene di tutto il futuro sanitario dell’Ovest».

Come è noto ad opporsi ai trasferimenti sono i primi cittadini della vallata dell’Agno, decisi a mantenere al “San Lorenzo” il punto nascite forti della “montanità” con cui l’ospedale è stato riconosciuto. Ma tra quanti hanno sottoscritto il documento inviato a Zaia manca anche il primo cittadino di Sarego.

«Se il concetto che passa è quello che chi più grida più ottiene. Questo svilisce e umilia il lavoro di quindici sindaci che si vedono non considerati nelle decisioni a vantaggio di chi grida e talvolta usa anche metodi intimidatori per ottenere quanto voluto. Noi di fronte a questo non ci stiamo e nel caso non venga confermato al più presto quanto chiesto con il documento del 6 aprile scorso, i quindici sindaci firmatari sono disposti ad un’azione clamorosa quale quella di dimettersi dalla Conferenza dei sindaci visto che il loro ruolo e le loro decisioni sono state completamente ignorate».

Giorgio Zordan

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