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Sfuma dopo 40 anni il maxi polo industriale

Un colpo d’occhio sull’area industriale di via Pilastri, ancora poco affollata. MASSIGNAN
Un colpo d’occhio sull’area industriale di via Pilastri, ancora poco affollata. MASSIGNAN
Un colpo d’occhio sull’area industriale di via Pilastri, ancora poco affollata. MASSIGNAN
Un colpo d’occhio sull’area industriale di via Pilastri, ancora poco affollata. MASSIGNAN

Doveva diventare il polo industriale del Basso Vicentino. Quarant’anni dopo il progetto è stato definitivamente archiviato con la liquidazione del “Consorzio area attrezzata per l’industria del Basso Vicentino”.

Era il 1974 quando vi aderirono Provincia, Camera Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Vicenza e i Comuni di Noventa, Campiglia dei Berici, Sossano, Poiana Maggiore, Barbarano, Albettone, Agugliaro, Villaga, Nanto e Mossano. L’area era stata individuata nel territorio di Campiglia dei Berici.

Il Consorzio si proponeva di promuovere ed eseguire studi per la redazione di programmi di sviluppo economico-sociale e di piani urbanistici, di curare l’acquisizione di terreni, la progettazione, l’esecuzione e la gestione delle opere pubbliche necessarie per realizzare un’area attrezzata per l’industria nel Basso Vicentino, svolgere ogni attività utile al progresso economico e sociale della zona e assistere i Comuni nello sviluppo delle attività, fornendo assistenza tecnica per la realizzazione di programmi e iniziative specie di interesse intercomunale.

Un progetto per attirare imprenditori con conseguenti nuovi posti di lavoro in un’area all’epoca prettamente agricola. Ad invogliare gli investimenti la sbandierata già allora Valdastico Sud, inaugurata solo due anni fa. E questo ritardo è uno dei motivi del perché, nel periodo del boom economico degli anni ’70, la cosa non è mai veramente decollata.

«Allora le prospettive erano altre – commenta il sindaco di Noventa, Marcello Spigolon -. Il Consorzio, per varie vicissitudini, è rimasto sul tavolo per tanto tempo, è giusto essere arrivati alla liquidazione. Non è stata sfruttata l’occasione. Se si fosse realizzata a quel tempo l’autostrada, tutta l’area, e non solo Campiglia dei Berici, avrebbe tratto benefici. Il rapporto del costo di un metro quadro finito era di 1 a 6 o 1 a 9 rispetto ad altre zone artigianali-industriali servite da infrastrutture. Insomma dove c’erano strade e servizi c’è stato sviluppo, altrove no. L’idea all’origine era buona, poi ogni Comune è andato per la sua strada».

Un giudizio che non si discosta da quello di Emanuele Gonzato, sindaco di Villaga. «L’idea era buona. Rientrava nelle grandi pianificazioni urbanistiche finalizzate a concentrare in un’area le attività industriali-artigianali. Poi la pratica ha smentito la teoria. Per anni l’area è stata una mezza incompiuta, è mancata la spinta dell’autostrada. Se non è decollata però è colpa anche della Regione: avrebbe dovuto imporre delle scelte invece ha accolto le istante dei singoli Comuni nei loro piani regolatori permettendo così la creazione di proprie zone industriali».

Alla fine l’affare, anche se ha dovuto attendere più di 40 anni, l’ha fatto Campiglia dei Berici. «Quando il Consorzio è sorto non ero ancora nato – precisa il sindaco Massimo Zulian -. Doveva essere il polo industriale Basso Vicentino, poi ogni Comune ha costruito la propria area e noi siamo rimasti con il cerino in mano. Nel 2009 il Consorzio ci ha ceduto l’area dandoci anche la possibilità economica di completare le opere di urbanizzazione e altre di completamento. Ora con la liquidazione e l’assegnazione degli ultimi ritagli di terreno Campiglia può finalmente dire di avere la sua area industriale. È una questione che ho affrontato sin dal mio insediamento. Devo ringraziare l’atteggiamento collaborativo offerto dai liquidatori».

E con l’arrivo della Valdastico Sud l’area ha attirato nuovo interesse… «Il casello autostradale – conclude Zulian - ha dato una marcia in più. I lotti sono praticamente tutti assegnati: recentemente una ditta ha acquistato tre capannoni. Un’altra ne sta acquisendo uno per ampliarsi. A marzo abbiamo intenzione di indire una giornata di “fabbriche aperte” per dar modo alle aziende di mettere in vetrina le loro produzioni».

Giorgio Zordan

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