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Allarme siccità: «Servono strategie»

Irrigare sta diventando sempre più complicato. ARCHIVIO
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Non bastasse la siccità, gli agricoltori del Basso Vicentino nei giorni scorsi hanno dovuto fare i conti con la chiusura del Leb, il canale artificiale Lessinio-Euganeo-Berico che preleva le acque dell’Adige dal canale di scarico della centrale Enel (ex Sava) di Zevio, a Belfiore d’Adige e le immette nel fiume Guà a Cologna Veneta. Una chiusura, per completare lavori di manutenzione, annunciata ma che non ha mancato di creare qualche problema. «Abbiamo ricevuto parecchie chiamate da parte di agricoltori – ammette Silvio Parise, presidente del Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta –. La stagione è in anticipo di circa un mese, ci sono state semine che hanno bisogno di irrigazione, ma non c’è acqua a sufficienza».

Il canale è stato chiuso il 25 marzo per una settimana. «Adesso bisognerà attendere che si riempia – precisa Parise -, e ci vorrà qualche giorno: l’Adige, come tutti i fiumi, è in sofferenza». Così l’impossibilità di approvvigionarsi si allunga a 10-12 giorni. I disagi maggiori li hanno subiti le aziende agricole del Basso Vicentino. «Non abbiamo ricevuto particolari lamentele per la chiusura del Leb – precisa Maurizio Cerantola, presidente di Coldiretti – ma in questo momento tutto il mondo agricolo deve affrontare una grave situazione di disagio per le siccità. L’auspicio è che il Leb torni a regime in breve tempo».

Tra ottobre e febbraio sono caduti in Veneto mediamente 328 mm di piogge, quando la media nell’ultimo ventennio è stata di 452 mm. È caduto quindi il 27% in meno di acqua. Nel Vicentino sono stati particolarmente secchi rispetto alla media anche dicembre, con il 79% in meno di precipitazioni e gennaio con il 57% in meno, e la tendenza non fa ben sperare.

«La situazione ci preoccupa» ammette Cerantola.

«Coldiretti - aggiunge il direttore Roberto Palù – non può che suggerire agli agricoltori di tutelarsi con le assicurazioni ed i fondi di mutualità, strumenti pensati per tutelare chi produce ed ogni giorno è esposto al rischio di perdere raccolto se non le strutture operative».

Poca neve in montagna, laghi in sofferenza già ora, con capacità ridotte del 30-35% spingono ad un veloce ripensamento delle politiche d’irrigazione. «Ci troviamo a fare i conti con un a situazione decisamente seria – concludono Cerantola e Palù – a fronte della quale dobbiamo riflettere sulle strategie preventive da porre in atto, dal risparmio della poca acqua disponibile, alla creazione di riserve divenute indispensabili, fino al ricorso, da programmare efficacemente, ad assicurazioni e fondi di mutualità per tutelare il reddito agricolo».

Il presidente di Apv Silvio Parise rilancia il progetto della diga di Meda a Velo d’Astico: una grande riserva d’acqua da rilasciare in caso di bisogno nei fiumi e nei canali del territorio. «Se ci sono le capacità economiche, chiediamo che si inizi quest’opera, che sarebbe in grado di trattenere 7 milioni di metri cubi d’acqua».

Giorgio Zordan

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