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Vicenza

Smog da primato
Ma 5 Comuni su 6
disertano il vertice

VICENZA. A Vicenza in questi giorni si sta respirando l’aria peggiore dell’anno e l’aria peggiore del Veneto. Lo dicono i dati, quelli che attraverso le centraline di Arpav fissano il livello di Pm10 presenti nell’aria e che indicano un filotto negativo che va avanti da dodici giorni consecutivi. In altre parole: dal 2 novembre al 13, data dell’ultima rilevazione disponibile, i valori delle polveri sottili hanno sempre superato il limite di legge dei 50 microgrammi per metro cubo. Cosa fare? Il Comune prova a prendere alcune contromisure, come il blocco dei veicoli più vecchi, ma a disposizione ha armi spuntate. «Questi sono gli strumenti che abbiamo – diceva qualche giorno fa l'assessore alla sostenibilità urbana Antonio Dalla Pozza - che sono importanti ma non sufficienti, almeno finché la Regione non si deciderà a convocare il tavolo regionale per adottare contromisure valide e obbligatorie per tutti. Non è possibile che, mentre noi mettiamo in atto queste ordinanze per limitare il traffico e frenare i veicoli più inquinanti, altri 60 Comuni della provincia restino a guardare». Ecco il punto: per vincere la battaglia vanno adottate misure su larga scala. Ma, in attesa dell’obbligatorietà cui fa riferimento Dalla Pozza, a Vicenza accade questo: la Provincia convoca i sindaci, proprio per discutere di inquinamento, ma la stragrande maggioranza di loro diserta l’appuntamento. Sono stati solo 19 su 121, infatti, gli amministratori che l’altro ieri hanno risposto all’appello e si sono presentati puntuali in contrà Gazzolle. In calendario, il tavolo anti-smog promosso da palazzo Nievo. Con un obiettivo: quello, appunto, di concordare azioni comuni per tentare di ridurre le presenza delle polveri sottile. Per provare a centralo, la Provincia, in collaborazione con l’Arpav, ha elaborato un decalogo di possibili soluzioni da adottare. Decalogo che introduce una novità rispetto al passato: l’invito a far scattare il semaforo rosso, da oggi sino a marzo, verso coloro che danno fuoco alle ramaglie. Un invito, appunto, perché sta ai singoli enti comunali la responsabilità di decidere autonomamente quali misure adottare nei loro territori. E se è vero che la situazione più pesante rispetto all’inquinamento da Pm10 la vive il capoluogo, con 70 superamenti registrati sino ad oggi, è altrettanto vero che “il problema – spiega Ugo Pretto di Arpav – è comune a tutta la pianura padana, perché ad incidere sono fattori orografici e climatici presenti in tutta quest’area geografica”. Di qui, dunque, l’idea della Provincia di mettere in agenda il tavolo zonale dell’altro giorno per sottoporre ai sindaci le possibili azioni comunali. Perché, ribadisce anche il presidente di palazzo Nievo Achille Variati, “non è più tempo di risposte estemporanee, il territorio, anche nelle parti che sembrano non toccate dalle questioni, deve fare squadra e rete. I campanili sono belli ma non rispondono più ad una logica amministrativa efficace ed efficiente”. Come detto, però, all’incontro si sono presentati solo diciannove comuni. Tra questi: Vicenza, Rosà, Arzignano. Lonigo, Thiene, Schio, Montecchio Maggiore, Altavilla. A loro e agli altri presenti è stata illustrata una lista di interventi da poter mettere in campo. “Alcune – fa sapere Pretto – sono misure emergenziali, come il blocco per i veicoli più vecchi o la riduzione di un grado per le temperature massime concesse nel riscaldamento delle abitazioni. Altre invece sono azioni strutturali: ad esempio l’introduzione delle zone a traffico limitato e il carsharing, l'adozione di regolamenti per la promozione dell'edilizia sostenibile, la riduzione degli oneri di urbanizzazione per gli interventi finalizzati al risparmio energetico, il divieto di climatizzazione di cantine, box, depositi, scale”. Ma anche il divieto “di bruciare ramaglie e residui di potature”. 

 

Roberta Labruna

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