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Vicenza

L’imam condanna
«I terroristi
sono da bruciare»

di Federico Murzio
L’omaggio alle vittime delle stragi di Bruxelles rivendicate dallo Stato Islamico
L’omaggio alle vittime delle stragi di Bruxelles rivendicate dallo Stato Islamico
L’omaggio alle vittime delle stragi di Bruxelles rivendicate dallo Stato Islamico
L’omaggio alle vittime delle stragi di Bruxelles rivendicate dallo Stato Islamico

«I terroristi dell’Isis vanno bruciati come si brucia l’erba cattiva affinché non ricresca». Inusuali, durissime, senza possibilità di equivoci tanto da essere costretti a farsele ripetere due volte. Le parole di Rom Abderrahim, presidente del Centro di cultura islamica Ettawba, rompono il silenzio della comunità musulmana vicentina dopo le stragi di Bruxelles. Fino a ieri, un commento era comunque apparso sulla pagina del sito web ed esprimeva la «condanna agli atti terroristici perpetrati in Turchia, Costa d’Avorio, Mali e Belgio». Ed era tutto. Oggi, però, è giorno di preghiera per i 15 mila musulmani residenti in provincia e tutti attendono le parole degli imam a quattro giorni dalle bombe di Bruxelles. Abderrahim rappresenta i fedeli che pregano via Vecchia Ferriera, quelli del Centro Ettawba. Una parola che dall’arabo all’italiano è possibile tradurre con “penitenza”. A poche ore dall’incontro comunitario dice: «I veri musulmani censurano gli attentati terroristici. Mi dispiace molto per le vittime, mi spiace per i loro familiari. Speriamo sia l’ultima volta. Queste stragi colpiscono tutti: musulmani, cristiani, ebrei. Serve un’alleanza tra le religioni per sconfiggere i terroristi».

«NO ALLE VIOLENZE». È una posizione netta quella che giunge della comunità musulmana di fronte alle efferatezze firmate dalle cellule dell’Isis in Europa. Una presa di distanze che lascia trapelare anche un dato politico. All’interno dell’Islam lacerato dal sanguinoso conflitto tra sunniti e sciiti, la maggioranza dei musulmani che abitano, lavorano a Vicenza sono sunniti. E sunniti sono anche gli appartenenti all’Isis. Meglio, appartengono in gran parte a quella fazione fondamentalista, tradizionale, che affonda le radici nel wahabismo saudita e che non prevede alcuna interpretazione del Corano che non sia quella letterale. «Tra sunniti e sciiti è guerra totale da secoli, senza esclusione di colpi. Loro accusano noi, noi accusiamo loro. Ma chiunque aderisca all’Isis non è un autentico credente. L’Islam non è l’Isis», assicura Abderrahim che aggiunge a stretto giro di posta: «Nella comunità musulmane vicentine non ci sono estremisti. Se mai si alzassero voci contrarie alla pace, queste voci sarebbero silenziate, allontanate. I musulmani non hanno nessuna volontà di imporre con la violenza il loro credo a chi professa un’altra religione».

«DIALOGO TRA RELIGIONI». Il distacco dai propositi del sedicente Califfato che uccide in Europa per guadagnare posizioni in Medio Oriente non potrebbe essere più netto di così. Un distacco che forse non significa necessariamente un abbraccio alla cultura europea e che non basterà da solo a mettere a riparo da possibili nuovi attacchi (le prefetture, come si legge qui sotto, hanno alzato i livelli di sicurezza), ma che però può essere considerato un importante segnale di speranza. «Speriamo gli attentati di Bruxelles siano gli ultimi - ripete Abderrahim -. Il problema deve essere risolto in Oriente, qui desideriamo la pace. Per questo motivo da anni aderiamo alle proposte di dialogo interreligioso. Per questo condanniamo senza paura le stragi di Bruxelles». Dice Abderrahim senza tentennamenti nella voce: «Siamo pronti anche a scendere in piazza per manifestare solidarietà a chi è colpito dal terrorismo. Più di questo, francamente, non so cosa potremmo fare. Nelle nostre case, nelle nostre comunità si parla spesso di quanto accade, di quanto è accaduto in Francia, a Bruxelles ma anche delle tragedie che succedono ogni giorno in Siria, per esempio. La matrice del terrore è sempre la stessa, in Europa e in Oriente. Ed è proprio in Oriente che l’Isis va debellato». Come? «C’è un unico modo - dice - Bruciarli, come si brucia l’erba cattiva affinché non ricresca».

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