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Vicentini a Parigi

Inferno Bataclan
«I miei fiori tristi
ai ragazzi uccisi»

Alberto Massignan «Questi sono i miei fiori più tristi... Non trovo parole per descrivere l’orrore per quanto successo al Bataclan, un locale che conosco così bene». A parlare al telefono è Matteo...
I fiori e i lumini davanti al Bataclan in ricordo delle vittime dell’attacco terroristico
I fiori e i lumini davanti al Bataclan in ricordo delle vittime dell’attacco terroristico
I fiori e i lumini davanti al Bataclan in ricordo delle vittime dell’attacco terroristico
I fiori e i lumini davanti al Bataclan in ricordo delle vittime dell’attacco terroristico

Alberto Massignan

«Questi sono i miei fiori più tristi... Non trovo parole per descrivere l’orrore per quanto successo al Bataclan, un locale che conosco così bene». A parlare al telefono è Matteo Tessari, 25 anni, originario di Chiampo ma residente a Parigi da oltre due anni. Lavora come fiorista a poche centinaia di metri dal music-cafè dove decine di giovani che assistevano a un concerto venerdì sera sono state assassinate dai terroristi. La strage più terribile, con i killer che sparavano a caso contro la gente stesa a terra. E proprio in queste ore sono le sue mani a comporre gli innumerevoli mazzi di fiori che centinaia di francesi stanno deponendo nel luogo della strage.

LUOGO FAMILIARE. «Al Bataclan vado spesso per vedere concerti importanti - racconta Matteo -. È una delle platee più frequentate della città e ormai, dopo due anni di vita a Parigi, è diventato per me un luogo familiare. Sia perché anch’io sono appassionato di musica e suono il basso sia perché ci lavoro vicinissimo: ci passo accanto tutte le mattine e tutte le sere, all’uscita dalla metro. Questa settimana un caro amico è venuto a trovarmi al lavoro, passava al negozio a salutarmi perché più tardi doveva vedere uno spettacolo proprio al Bataclan…».

Alle 7.30 di ieri mattina, a poche ore di distanza dalla strage, Matteo avrebbe dovuto alzare la serranda del negozio. «Al mattino, però - prosegue - il capo mi ha avvisato che la boutique sarebbe rimasta chiusa. Poi, nel pomeriggio, completo cambio di programma: mi ha chiamato con urgenza per aiutarlo a preparare le grandi quantità di fiori che i parigini stanno lasciando in queste ore di fronte al club, in ricordo delle vittime».

CUORE IN GOLA. Venerdì sera, mentre all’interno del locale era in atto il massacro, Matteo fortunatamente si trovava a casa. «Ho seguito con il cuore in gola le notizie e ho sentito per lunghe ore le sirene urlare nelle strade attorno casa. Julie, la mia ragazza, era uscita ed ero preoccupatissimo, ma è rincasata sana e salva, anzi non si era nemmeno accorta di quello che stava accadendo in quei momenti». «Da qualche giorno a Parigi si respirava un’aria strana - dice sempre il giovane fiorista -, la polizia era più presente per le strade, sicuramente in vista del Cop21, la conferenza su cambiamenti climatici mondiali che a fine mese accoglierà numerosi capi di Stato. Nessuno però si aspettava che i terroristi riuscissero a provocare una catastrofe di tali proporzioni». A Chiampo e nel Vicentino Matteo Tessari è un musicista conosciuto, e anche sotto la Tour Eiffel si esibisce suonando il basso in una band, gli Harps; come per tanti altri ragazzi innamorati della musica, il Bataclan è una specie di luogo sacro. «Per noi musicisti è difficile rendersi conto di ciò che è successo nel club. Nonostante sia un edificio molto vasto, che può ospitare fino a 1.500 persone, è un luogo speciale, dove si vive un clima di festa e relax. Era impossibile non amare quella platea».

LE LACRIME DI JULIE. Matteo, Julie e il piccolo Jude di 8 mesi vivono a soli 15 minuti di metropolitana dalla zona dove è stato crivellato, due sere fa, un centinaio di persone innocenti. «Per fortuna famigliari e amici stanno bene, almeno fisicamente. Abbiamo vissuto la tragedia di Charlie Hebdo dal vivo e abbiamo sofferto molto, ma questa volta le cose sono diverse, molto peggio. Ieri sera la mia ragazza non smetteva di piangere. L’attacco di gennaio fu un assalto contro un obiettivo preciso, oggi quello che non riusciamo a comprendere è perché sono morte queste persone innocenti. È una follia senza senso, che ci lascia esterrefatti».

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