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Vicenza Calcio

L’unione fa la forza
I club festeggiano
le loro nozze d’oro

I festeggiamenti per i 20 anni di serie A del Vicenza allo Stadio Menti. FOTO DA “Una leggenda in biancorosso“
I festeggiamenti per i 20 anni di serie A del Vicenza allo Stadio Menti. FOTO DA “Una leggenda in biancorosso“
I festeggiamenti per i 20 anni di serie A del Vicenza allo Stadio Menti. FOTO DA “Una leggenda in biancorosso“
I festeggiamenti per i 20 anni di serie A del Vicenza allo Stadio Menti. FOTO DA “Una leggenda in biancorosso“

Cinquant’anni di cuori e batticuori biancorossi. Mezzo secolo di emozioni che oggi alle 17.30 saranno celebrati come meritano in Sala degli Stucchi a Palazzo Trissino, la nobile cornice scelta per questo prestigioso compleanno del Centro di Coordinamento Club Biancorossi, che nell’occasione presenterà ufficialmente anche il proprio nuovo logo.

 

7 MAGGIO 1966. Gli archivi, minuziosamente spulciati da Franco Pozzan nel 1991 per redigere “Una leggenda in biancorosso” in occasione dei 25 anni di vita del Centro, ci riportano la data del 7 maggio 1966 come quella della prima riunione per l’elezione di un direttivo provinciale a coordinamento dell’attività dei vari club: il primo presidente, nominato all’unanimità, fu Giovanni Zambotto, già guida del Circolo Sportivo Biancorosso sorto ancora nel 1954; assieme a lui nel consiglio si insediarono altri cinque rappresentanti nominati direttamente dal Lanerossi Vicenza (Razzetti, Manni, Zecchetto, Piccioli, Travaglin) e sei eletti tra i presidenti dei club in rappresentanza del territorio provinciale (Bettero e Busato per il capoluogo, Cadò per il bassanese, Centofante per l’alto vicentino, Ometto per il basso vicentino, Tonin per l’ovest).

 

MANTOVANI IL “SEMINATORE”. Il primo germoglio del Centro di Coordinamento era già vitalissimo, come si può vedere. Il merito era di chi, già a partire dall’agosto del 1965, aveva preparato il terreno, diffondendo con passione ed entusiasmo i semi del tifo biancorosso in tutta la provincia. Pare che l’idea originaria fosse stata portata a tavola al Leoncino di Tavernelle nel giugno del 1965, in un pranzo tra i dirigenti del Vicenza e i primi rappresentanti dei circoli di tifosi: con la squadra ormai stabilmente in serie A, l’obiettivo era quello di ampliare la base di circa 5 mila spettatori di media e 1500 abbonati che seguivano con costanza i biancorossi, per garantire maggiore solidità alla società. A quei tempi, infatti – pare impossibile oggi – non c’erano introiti televisivi, dunque il peso del botteghino era molto rilevante nel bilancio di un sodalizio calcistico. Il presidente del Vicenza Delio Giacometti e il vice Emanuele Dal Lago affidarono da agosto la guida del comitato promotore per la diffusione dei club al dirigente Marcello Mantovani, coadiviuato dal segretario Gianfranco Trevellin; il sindaco di Vicenza Giorgio Sala predispose personalmente il manifesto per raccogliere adesioni da appendere in ogni angolo della provincia. La dedizione di Mantovani e dei suoi collaboratori consentì in pochi mesi di contagiare un’intera provincia con un’ondata di passione biancorossa, raggiungendo il considerevole numero di 68 club con oltre ottomila soci aderenti, che già alla fine del 1965 resero la squadra vicentina quarta in Italia per numero di affiliati ai club ufficiali, preceduta solo da Inter, Juve e Milan, ma davanti a Fiorentina, Bologna, Roma e Genoa.

 

TIFOSERIA ESEMPLARE. Completato il suo compito di preparazione, dal 7 maggio 1966 Mantovani cedette il testimone a Zambotto, già al suo fianco nel comitato promotore e da quel momento presidente del primo Coordinamento provinciale dei Club ufficialmente insediato. La macchina del tifo biancorosso aveva cominciato a viaggiare a pieno regime, e già incontrava ammirati apprezzamenti in tutta Italia: 22 pullman si incolonnarono per la trasferta di Brescia, fu addirittura organizzato il primo aereo speciale per Napoli; al raduno dell’8 settembre 1966 i club biancorossi partecipanti erano già oltre 100. Sempre in quel 1966, l’inviato al Menti Pier Cesare Baretti scrisse su La Stampa: «La gente sa rendersi conto di quello che la squadra può dare e di quello che alla squadra è vietato. Là, si stringono tutti intorno a quel grappolo di ragazzi più o meno giovani: è un coro, un uragano d’affetto. Domenica scorsa, mentre a Torino volavano le famigerate monetine, al Menti di Vicenza volava in alto un cartello pieno di gioia e di orgoglio: “Alé Vicenza, la fossa dei leoni continua”, portato in cielo da grappoli di palloncini bianchi e rossi». E in effetti quella dello stadio vicentino è un’atmosfera all’epoca unica in Italia, ben descritta da Franco Pozzan: «I palloncini e i nastri biancorossi nel più puro stile delle elezioni primarie Usa, i mortaretti e il “musso de Pontarin” ingualdrappato di sapore napoletano, elementi eterogenei di folclore, un cocktail di colori, di suoni e di entusiasmo che nel passato non apparteneva alla città del silenzio. I tamburi, le sirene bi-tritonali guardate con sospetto dalle forze dell’ordine, non meno degli ordigni a scoppio, come dire le castagnole. Stadio tutto un colore, un incessante incitamento autosuggestionante. Tifosi, dirigenti, giornalisti ospiti spesso chiedono: ma come fate?». Una tifoseria calorosa ma sempre corretta, come testimonia il fatto che dopo la costituzione nel 1970 della Federazione Italiana Sostenitori Squadre Calcio, che il Centro di Coordinamento vicentino contribuì a creare, proprio la tifoseria biancorossa per ben sei stagioni si aggiudicò la Coppa Disciplina.

 

FRIZIONI E RICONGIUNGIMENTI. Anche la storia più bella ha i suoi momenti difficili. Il Centro di Coordinamento, in particolare, ha vissuto frizioni importanti entrando in contrasto con due presidenti dalla forte personalità come Giussy Farina e Pieraldo Dalle Carbonare: ne sono sorte due scissioni temporanee, la prima con la nascita dell’associazione Un Cuore Biancorosso (1977/1981), la seconda con l’istituzione degli Amici del Vicenza (1995/1998). Anche con Rinaldo Sagramola, nel 2003, non sono mancati i contrasti accesi. Ma il comune amore per l’unica bandiera del Lane ha sempre portato al ricongiungimento, senza per questo rinunciare alla critica costruttiva anche forte, quando necessario: memorabile in questo senso il convegno del 1988 dedicato ai “10 anni di decadenza del Lanerossi Vicenza: cause e rimedi”, con la squadra che era precipitata dal secondo posto in serie A ad un passo dalla C2.

 

POCHI MA BUONI. Se in questi cinquant’anni il Centro di Coordinamento è comunque rimasto il riferimento per eccellenza dei tifosi del Vicenza, lo si deve anche all’autorevolezza e al carisma dei suoi presidenti, ciascuno dei quali ha guidato a lungo l’associazione. L’indimenticabile “papà” del tifo organizzato biancorosso rimarrà per sempre Giovanni Zambotto, presidente dalla fondazione al 1975 e poi nuovamente dal 1980 al 1990 e dal 1996 al 1998. Dal 1975 al 1980 il massimo rappresentante fu Dino Centofante, già vice di Zambotto, dal 1990 al 1996 Vittorio Cremona, dal 1998 al 2011 Luigi Arena, al quale è succeduto l’attuale presidente Maurizio Salomoni. Purtroppo nell’ultimo decennio tre di loro ci hanno lasciati: Zambotto è morto nel 2007, Centofante nel 2009, Arena nel 2011, ma la loro passione genuina e assoluta per il Vicenza è un’eredità preziosa, che il Centro di coordinamento oggi si impegna a tramandare alle nuove generazioni di tifosi. Sperando, magari, che in un futuro non lontano anche loro possano vivere le emozioni di un campionato di serie A…

Francesco Guiotto

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