<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Le ex Popolari ora fanno i conti
Cinque miliardi per la rinascita

di Marino Smiderle
La sede della Banca Popolare di Vicenza in via Framarin
La sede della Banca Popolare di Vicenza in via Framarin
La sede della Banca Popolare di Vicenza in via Framarin
La sede della Banca Popolare di Vicenza in via Framarin

Quando il gioco si fa duro, i mercati si inteneriscono. Venerdì scorso, per dire, nel giorno in cui BpVi e Veneto Banca hanno spedito la lettera di richiesta di aiuto allo Stato, tra i migliori cinque bond del circuito Eurotlx, con rialzi compresi tra il 6 e il 9 per cento, quattro erano dell’istituto berico e uno di quello di Montebelluna. E ieri, ultimo sabato di apertura eccezionale degli sportelli per la raccolta delle adesioni all’offerta di transazione, la rete della Popolare di Vicenza ha raccolto circa duemila firme.

I problemi, ovviamente, non sono affatto risolti. Ma almeno si sono tracciati i punti di base di quelle che saranno le regole d’ingaggio a partire dal 22 marzo, giorno in cui si chiuderà l’offerta studiata per eliminare, o almeno ridurre, il rischio legale che grava sulle ex Popolari. Da quel momento in poi scatta infatti la discussione vera, con le due banche che presenteranno la lista della spesa e con le autorità europee (Commissione in primis) che discuteranno col governo italiano se esistono i requisiti per autorizzare la ricapitalizzazione precauzionale.

L’ad Fabrizio Viola presto scioglierà le riserve sul piano industriale per la fusione che, per quanto la Bce insista a basarsi sulle due banche ancora formalmente stand alone, resta la guida ritenuta indispensabile per razionalizzare costi e benefici. Al momento l’aumento complessivo previsto è vicino ai 5 miliardi di euro e si tratta di capire quanti di questi saranno a carico del contribuente. Al momento l’azionista di riferimento è il fondo Atlante che dovrà decidere se investire anche gli 1,7 miliardi ancora disponibili, dopo i 3,5 già impiegati. Oltre un miliardo dovrebbe arrivare anche dalla conversione delle obbligazione subordinate, mentre al momento i bond senior sembrerebbero al sicuro.

È sul fronte occupazionale che potrebbe esplodere lo scontro. Dall’Europa potrebbero dare il via libera al consistente aiuto pubblico in cambio di un altrettanto drastico taglio del personale. Lando Sileoni, segretario della Fabi, principale sindacato dei bancari, respinge le ipotesi che parlavano di 8-9 mila esuberi tra Mps e venete in cambio degli aiuti di Stato. «L’alibi della Bce e dell’Ue - ha dichiarato all’Ansa - è completamente inesistente in quanto le due istituzioni non hanno né la voglia né il ruolo né l’autorità per entrare nel merito delle vicende occupazionali delle banche in crisi. Vedo il tentativo anche da parte del governo di scaricare sull’Europa decisioni che vengono prese in Italia. Si preferisce fare lo scaricabarile con l’Ue pur di non perdere la faccia con i lavoratori del settore bancario e con le organizzazioni sindacali».

Dal canto suo il governatore, Luca Zaia, reduce dal coinvolgimento del contribuente veneto per continuare i lavori della Pedemontana, ricorda che due anni qualcuno si mise a ridere quando lui stesso chiese l’intervento dello Stato per le ex Popolari. «La verità - dice - è che l’Italia arriva sempre buona ultima. In questo paese oltre alla possibile prescrizione c’è un altro problema: che nessuno viene condannato. Sono 205 mila gli azionisti veneti che hanno perso tutto e io stento a credere che alla fine si troverà un responsabile o saranno acclarate responsabilità. Sono stati persi 11 miliardi di euro, una cifra superiore ai danni della prima Guerra mondiale nell’intero Nordest».

Ora in Europa si combatte per ottenere l’ok all’uso del denaro pubblico. Viola ha già messo l’elmetto.

Suggerimenti