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Cultura

Si scioglie l’enigma dopo secoli. Il vero volto di Donna Vicenza

L’analisi ad infrarossi rivela un ritratto più antico nell’icona devozionale: la veggente sorride e non è malinconica

Sorrideva. Un volto scavato, non nobile, che dichiara fatiche e digiuni. La labbra appena mosse, uno sguardo bonario, un abito dignitoso ma senza fronzoli, probabilmente coperto da un mantello. E il velo era impreziosito da una lieve decorazione certamente più tipica del Quattrocento che dell’opulento Veneto rinascimentale e barocco.

Il ritratto di Vicenza Pasini sottoposto agli infrarossi

Il ritratto della veggente Vicenza Pasini, sottoposto ai raggi infrarossi, rivela oggi una versione sconosciuta e insieme una donna diversa da quella raccontata nell’icona devozionale ridipinta nel XVII secolo e a lungo venerata nella chiesa monastero di Ognissanti, a Borgo Berga, dove gli ordini Umiliati erano dediti agli orti e alla preghiera. Furono soprattutto le monache camaldolesi, subentrate agli Umiliati, a coltivare le spoglie e il culto per donna Vicenza e a consegnare alla storia la sua unica “fotografia”, oltre che un folto tesoro di pergamene e documenti sulla vita del convento, custodito all’Archivio di Stato di Vicenza.

Domani verrà presentato lo studio sul dipinto

E’ di mappali, radiografie, testi compulsati in ogni nota, che si è nutrita la ricerca di Agata Keran, storica dell’arte e responsabile del Museo di arte sacra di Monte Berico, dove il dipinto di Donna Vicenza - pur di proprietà della Conservatoria dei Musei Civici di Vicenza - viene esposto e custodito. Domani alle 16, nella sala del Quadro dentro il santuario, il suo studio divenuto una pubblicazione verrà presentato al pubblico insieme alla mostra “Negli occhi...Maria“, con interventi di Keran, Roberta Giorio e Carlotta Dal Santo.

Gli esami finanziati dall'associazione Cariolato

A consentire un passo avanti verso la verità storica, è stata anche l’associazione Cariolato, presieduta da Patrizia Rossini Baratto, che ha finanziato le indagini diagnostiche sul quadro eseguite dal laboratorio CMR di Vicenza, nell’ambito delle manifestazioni verso il 2026, quando si celebreranno i 600 anni della prima apparizione.

L’indagine scientifica sul quadro di Donna Vicenza

Cosa dice la tecnologia che la fede non può verificare, perchè parte da presupposti scientifici e non spirituali?  Quel dipinto di piccole dimensioni, 48 centimetri per 38, all’indagine riflettografica ha messo in discussione tante convinzioni: ad esempio che c’è un disegno sotto gli strati di pittura, forse il più vicino all’immagine originale della Pasini, la fedele che per due volte nel 1426 e nel 1428 raccontò - in un documentato Processo - di aver avuto la visione mariana e dalla Madonna la richiesta di costruire una chiesa nel luogo delle apparizioni.

Un volto sereno e sorridente

Quel volto sembra sereno nella prima versione, in sintonia con lo stile di vita austero della settantenne moglie di Francesco falegname di Montemezzo, nata probabilmente a Sovizzo, dove non mancano al tempo i cognomi Pasini. Che fosse stata battezzata davvero Vicenza o che il nome che le sia stato appiccicato per assonanza con la città salvata dalla peste grazie al voto cittadino, non è dato di sapere, ma su questo Keran argomenta. 

L’autore del quadro è Girolamo Tonisi

Sempre meno certo è il presunto autore del ritratto: sulla cornice si legge di un Girolamo Tonisi, guarito dalla peste con la moglie Angela, vicino di casa di Vicenza, che per riconoscenza avrebbe realizzato in vita il dipinto. Invece la tela invia al XVII secolo, quando il culto della veggente tornò in auge per la nuova pestilenza del 1630 e per il ritrovamento con modalità miracolose - un terra dura si fece morbida - dei suoi resti nella chiesa di Ognissanti.

Ma in quel ritratto che vediamo ora, donna Vicenza è malinconica, lo sguardo è doloroso, l’abito arricchito di nappe ed elementi tardo rinascimentali, con riferimenti che la storica Keran ha rintracciato in modelli della bottega dei Bassano ma anche in tele barocche e nelle rappresentazioni dei Marinali, scultori degli esterni della basilica di Monte Berico. Dunque una rilettura - non pentimenti del pittore - che modifica le sopracciglia, aggiunge i lacci del corpetto, abbassa e decora lo scollo.

Non ancora risolto il mistero della datazione

Sotto invece un’immagine più scarna, forse non di metà quattrocento come qualcuno ipotizzava (donna Vicenza nasce nel 1356 e muore nel 1431) ma cinquecentesca, «concepita o come copia autentica di un prototipo perduto o come icona ex novo della veggente - scrive Keran - recante in questo caso un’iscrizione apocrifa». Avrebbe potuto essere un ritratto originale commissionato nel 1529 quando il Consiglio cittadino dei Cento istituì la processione votiva perpetua del 25 agosto, in memoria dell’apparizione del 1428, ma Keran preferisce spostare in avanti di qualche decennio. Del resto già altri autori avevano sottolineato i ritocchi e come la cornice non corrispondesse alle date incise. E quindi il mistero non è ancora del tutto risolto.

Nicoletta Martelletto

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