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Vicenza

Violenza sulle donne. Al pronto soccorso un caso ogni due giorni

di Franco Pepe
I dati dell’osservatorio del San Bortolo l 2023. L’età va dai 25 ai 50, poche le denunce. Per le italiane sono più gli ex, mentre per le straniere il “mostro” domestico è quasi sempre il marito

Centoventi violenze di genere. Centoventi storie maledette. Centoventi donne picchiate, aggredite, maltrattate. Dodici al mese. Una, o quasi, ogni due giorni. Nel chiuso di un appartamento. Nella cornice oscurata di un ambiente domestico. Età compresa tra 25 e 50 anni. Metà italiane, metà straniere. Soprattutto pachistane, cingalesi, filippine. Ma anche romene, moldave, africane.

Le italiane spesso denunciano subito la violenza

Le italiane trovano il coraggio di varcare la soglia dell’ospedale anche al primo episodio. Le straniere quando le botte diventano insopportabili. Quando queste forme persecutorie sono già avanti. E si portano dietro i figli, testimoni di scene drammatiche, portatori di shock devastanti. La violenza nasce anche fra coppie miste, donne straniere e uomini italiani. Vittime di padri o genitori crudeli qualche volta anche i figli. Percosse, vessazioni ripetute nel tempo. Non di rado il naso fratturato. Lesioni alle braccia, alle gambe. Lussazioni. Un’antologia di soprusi.

 

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Gli aguzzini spesso alterati dall'alcol

Gli aguzzini sanno infierire con ferocia. Bevono. Si ubriacano. Colpiscono sotto l’effetto di alcol, di sostanze. Per le italiane sono per lo più ex mariti, fidanzati, conviventi. Persone con cui si è avuto un legame affettivo, è in corso una separazione, e non accettano la fine del rapporto. Per le straniere il “mostro” domestico è quasi sempre il marito. L’osservatorio del pronto soccorso del San Bortolo è anche un triste vademecum di vite difficili. Il bilancio delle violenze riferite e subite nel 2023 da donne indifese, soggiogate, terrorizzate, vittime di comportamenti vili, è solo la nuda superficie di un sommerso più esteso che si nasconde dietro il timore di ritorsioni su di sé e i figli.

Su 120 violenze solo il 30% è seguito da denuncia

Su 120 episodi accertati clinicamente, le denunce sono soltanto il 30%. I numeri reali sono ben più alti di quelli che si registrano nei verbali. La maggior parte di queste donne non parla. Nega tutto. Anche l’evidenza. Dicono di essere cadute, di essersi fatte male da sole. 
Difficile spezzare la cortina del silenzio. Né si può costringerle a svelare ciò che non vogliono per non farle entrare in un meccanismo ancora più pericoloso. Per una che riesce a uscire dalla gabbia della paura, almeno un’altra preferisce mentire, non “raccontare” al triage ciò che è veramente accaduto, anche se negli ultimi mesi il sussulto emotivo creato dall’impressionante scia di femminicidi ha dato maggiore consapevolezza, e le “confessioni” cominciano a trovare più varchi in mezzo alla ritrosia. Casi del genere in ospedale arrivano tutti i mesi dell’anno.

Le violenze si verificano soprattutto nel fine settimana

Soprattutto nei week-end. Nei giorni festivi. Poi inizia un percorso protetto e assistito sulla base di linee-guida collaudate. Medici e infermieri del pronto soccorso sono preparatissimi. L’esperienza è ormai ampia. 
Diagnosi e terapie sono accurate. Si attiva il welfare. Eventualmente i servizi per la tutela minori. Si inoltra una denuncia dettagliata all’autorità giudiziaria se l’interessata lo richiede, ma, anche se tace, il verbale è ugualmente inviato alla procura o alle forze dell’ordine quando traumi e lesioni configurino un possibile reato perseguibile d’ufficio, sia stata rilevata una frattura o la prognosi superi i 21 giorni, oppure, in base al codice rosso, lo scudo anti-violenza introdotto con legge 69 del 2019 che accelera azioni e provvedimenti in ambito investigativo e giudiziario a difesa delle donne vittime di violenza; si chiamano d’urgenza carabinieri e polizia. La donna che denuncia viene accompagnata in una casa-rifugio a ubicazione segreta. E, se non c’è disponibilità immediata, rimane con i figli in ospedale, mentre per i bambini si trova posto in pronto soccorso pediatrico. In ogni caso la donna viene indirizzata verso un centro anti-violenza per ricevere consigli sulla sicurezza in casa e sugli accorgimenti da adottare in caso di allarme. 

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