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La storia

Valentina: «La mia rinascita dai gioielli fatti a mano. Vicenza mi ha adottata»

La designer romana Carabetti ha trovato nella città e nei vicentini una fonte di ispirazione per i suoi bijoux
Valentina Carabetti al mercatino del fatto a mano "Unico" in piazza dei Signori
Valentina Carabetti al mercatino del fatto a mano "Unico" in piazza dei Signori
Valentina Carabetti al mercatino del fatto a mano "Unico" in piazza dei Signori
Valentina Carabetti al mercatino del fatto a mano "Unico" in piazza dei Signori

Roma-Vicenza, sola andata. Per Valentina Carabetti, la città del Palladio è l’approdo del cuore e della creatività. Qui, in un certo senso, è terminata la sua prima vita, sempre qui è iniziata la rinascita. Guidata da due stelle polari: talento e autodeterminazione. Carabetti, 47enne originaria di Civitavecchia, ieri (sabato 13 aprile) ha partecipato a Unico, il mercatino del fatto a mano con la sua linea di bijoux in carta e resina che parla di lei, della sua storia e di tutto ciò che nasconde un significato dietro un apparente nonsense.

Nel suo gazebo di piazza dei Signori ha esposto orecchini, collane e portachiavi che realizza da 12 anni in parallelo alla sua attività di artigiana dell’intreccio della pelle per Bottega Veneta. Studi all’accademia di Belle arti di Viterbo, con specializzazione in moda e costume, e un passato da scenografa degli spettacoli messi in scena nei villaggi turistici di tutta Italia, la designer è arrivata a Vicenza per amore. «Proprio in un villaggio turistico ho conosciuto un vicentino, me ne sono innamorata e cinque mesi dopo, quasi 14 anni fa, vivevo già qui».

Piantando le radici anche dopo la fine del matrimonio: «Non ho mai pensato di tornare indietro, qui mi trovo benissimo, ho costruito le mie amicizie e con il mio backround artistico non posso non apprezzare la ricchezza architettonica e culturale che esprime questa città». Dove l’estro si è riacceso. «Nei primi anni qui, mi sono dedicata solo a mio figlio, fatta eccezione per un’esperienza come stilista in un’azienda di moda. Sentivo comunque il bisogno di creare, un bisogno mentale e fisico, come avere le mani e non poterle usare. Sentivo anche la necessità di trovare qualcosa che mi assicurasse un’entrata».

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Da qui l’idea di lavorare con le immagini e la resina: «Quando ho iniziato, di orecchini con le immagini se ne vedevano pochissimi. Volevo qualcosa di semplice e che mi riconducesse alla moda». Un’idea da cui è nato il brand “No Senso”, «che richiama i versetti nonsense dei bambini con disabilità mentale studiati in certi trattati di psicologia. Li ho sempre trovati affascinanti, capaci di comunicare un messaggio potente e pieno di significati come le immagini che scelgo, che sembrano non avere alcun senso».

La moda per Carabetti è proprio questo: «Un orecchino non è solo un accessorio, ma un modo di comunicare qualcosa di noi». Qualcosa che nel tempo può cambiare: «La separazione dal mio ex marito, per esempio, mi ha portato a esprimere messaggi femministi, di forza e indipendenza, sempre con un approccio dissacrante». Tra mercatini e social network, «non è stato difficile emergere - considera -. Ho delle clienti affezionate, dicono che sono la loro fabbricatrice di ironia».

Il processo creativo inizia con la fase di progettazione e la ricerca delle immagini, con un’attenzione alle tendenze moda, per finire in un piccolo forno dove queste immagini, una volta trattate con una sostanza impermeabilizzante, vengono cotte. «La creatività mi ha salvato la vita. Mi lascio ispirare anche dalle persone». Vicentini in primis. «Non capisco chi dice che le persone del nord sono fredde. Io credo che una volta scavalcato lo scalino iniziale, poi è rapporto vero», rivela, guardando l’amica del cuore Elena, che la aiuta al gazebo. «Mio fratello si è già trasferito, il prossimo obiettivo è portare qui mia madre».

Laura Pilastro

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