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Un nuovo bacino
e argini più alti
con la nuova Tav

di Nicola Negrin
Il progetto della Tav contribuirà ad abbassare il livello di piena del Retrone con un bacino sull’Onte
Il progetto della Tav contribuirà ad abbassare il livello di piena del Retrone con un bacino sull’Onte
Il progetto della Tav contribuirà ad abbassare il livello di piena del Retrone con un bacino sull’Onte
Il progetto della Tav contribuirà ad abbassare il livello di piena del Retrone con un bacino sull’Onte

Prima versione: tunnel idraulico (e stradale) sotto Monte Berico. Seconda versione: bacino di esondazione naturale in zona Gogna. Terza versione: canale scolmatore in grado di collegare la zona della Nogarazza con Ca’ Tosate attraverso un passaggio interrato sotto i Berici. In tre anni su quelle mappe dell’alta velocità sono state disegnate tante opere e sono stati ipotizzati numerosi interventi per scongiurare il rischio idraulico. Eppure il progetto preliminare consegnato nei giorni scorsi a palazzo Trissino presenta un nuova (che forse è anche meno impattante) soluzione per abbassare la piena. Un bacino di laminazione lungo il torrente Onte a Sovizzo, un rialzo di un metro e mezzo dell’argine sinistro del Retrone e una deviazione limitata del percorso della Dioma.

LE CRITICITÀ. Prima di tutto i problemi. Secondo quanto scritto nella relazione idraulica allegata al progetto preliminare dell’attraversamento di Vicenza della Tav, l’opera di per sé non comporta un aumento del rischio allagamenti. A complicare i piani sono la zona ovest e quelle nuove opere come «la realizzazione in zona Fiera di una fermata, le relative aree connesse, altri sottopassi viari e il ripristino di collegamenti stradali» che saranno costruiti «in aree caratterizzate da una pericolosità idraulica, così come definita dal Piano di assetto idrogeologico del Comune di Vicenza». Il codice è quello giallo (pericolosità media) e qui le norme consentono la possibilità di “nuove zone di espansione per infrastrutture stradali, ferroviarie e servizi che non prevedano volumetrie edilizie, purché ne sia segnalata la condizione di pericolosità e tengano conto dei possibili livelli idrometrici conseguenti alla piena di riferimento”.

IL NUOVO BACINO. Ed è ecco che quei «possibili livelli idrometrici conseguenti alla piena di riferimento» hanno spinto i progettisti a individuare «interventi atti a mitigare il rischio delle aree interessate (esclusivamente la zona ovest della città) senza aumentare però la pericolosità idraulica in altre porzioni del territorio». Prima di tutto è stato eseguito uno studio idraulico dell’area e successivamente sono state scelte le opere da realizzare. La più importante delle quali non ricade nel territorio del capoluogo berico, ma nel comune di Sovizzo, dove sarà realizzata una cassa di espansione sul torrente Onte, che sfocia a valle nel Retrone. L’opera, collocata tra via Vigo e la Sp35, avrà un volume di invaso di 334 mila metri cubi e sarà delimitata da un rilevato arginale lungo 2 chilometri. L’ingombro sarà di 277.608 metri quadrati, di cui 46.159 occupati da opere fisse quali argini e manufatti regolatori e 231.449 destinati all’allagamento.

I FIUMI. Il secondo intervento avrà un impatto minore sul territorio e porterà all’innalzamento di 1,5 metri di parte dell’argine sinistro del Retrone, in particolare nel tratto che si trova tra viale della Scienza e le ferrovia. Contestualmente, nell’ambito delle operazioni viabilistiche legate allo snodo di Ponte Alto, sarà deviato per 150 metri il corso della roggia Dioma. «Nello scenario di progetto - scrivono i progettisti - gli allagamenti nelle aree a nord e sud della ferrovia lungo il Retrone si riducono rispetto allo stato di fatto». Ci sono poi altri benefici: la zona della Fiera «non è interessata dalle acque di esondazione», le aree di Gogna, dove non ci sarà più la tracimazione naturale del fiume, e quelle del casello autostradale «saranno interessate da livelli idrici inferiori rispetto allo stato di fatto», mentre la Fiera resterà all’asciutto.

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