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Vicenza

Tav, il viaggio a est tra richieste e timori: «Meglio il tracciato in galleria»

Viaggio tra i quartieri di Stanga e S. Pio X con i residenti preoccupati per l’impatto di barriere antirumore e di opere complementari

Perplessità, timori, richieste, in un clima che in alcuni frangenti si è fatto teso. Oltre tre ore di confronto per la passeggiata informativa itinerante organizzata dal Comune, durante la quale i residenti di Stanga e di San Pio X hanno potuto misurare l’effetto del passaggio dell’alta capacità/alta velocità nei loro quartieri. Tra dubbi e un orientamento che è emerso in controluce, al di là dei tanti casi personali portati all’attenzione dei tecnici di Italferr e Rfi, del sindaco Francesco Rucco e del suo vice Matteo Celebron. La preferenza per l’ipotesi progettuale, tra le due in campo, che prevede l’interramento in galleria artificiale dell’infrastruttura nel suo passaggio a est. 

Proteste anche con cartelli

Tiziano Zarantonello, che vive in via Salerno («Una strada parallela alla ferrovia») e alla Stanga è nato, lo dice con un cartello che tiene in mano sin dalla partenza dalla chiesa di Santa Maria della Pace: “Chiediamo l’interramento dell’Av/Ac a Vicenza est con realizzazione in superficie di un percorso ciclopedonale e la ricucitura urbana”. «Questa soluzione non eviterà l’abbattimento di due case di cui sono proprietario - prosegue il 63enne - ma almeno così avremo la possibilità di lasciare ai figli dei nostri figli un quartiere qualitativamente migliore», osserva Zarantonello che visualizza per un attimo le ricadute dell’opzione che prevede il passaggio della linea in superficie. «Troverei a dieci metri dalla mia finestra delle barriere alte sette metri». Il corteo avanza per toccare una a una tutte le cinque tappe previste. Presenti una cinquantina di persone, compresi alcuni consiglieri comunali, ex assessori e i due candidati sindaco Giacomo Possamai e Lucio Zoppello. Mentre percorre il sottopasso pedonale tra strada della Caimpenta e strada degli Alidosio, Alessandro Cavaggion esprime le sue preoccupazioni: «Vivo in via Testa e temo mi troverò con il raddoppio dei binari a ridosso della mia abitazione, con tanto di barriere se il passaggio avverrà in superficie. Per non parlare della fine che faranno queste superfici protettive che immagino verranno imbrattate». Elena Caldognetto si scalda quando parla dei terreni dell’azienda agricola di famiglia, attiva dal 1909, «che saranno espropriati per realizzare un impianto sportivo. Siamo già stati massacrati quando è nata via Martiri delle Foibe, ora dobbiamo far fronte a questo nuovo problema, di cui siamo venuti a conoscenza solo attraverso i giornali». 

I dubbi sull'impatto delle opere complementari

C’è poi chi si concentra sulle opere complementari, quando queste cambiano la fisionomia del paesaggio davanti al proprio giardino. È il caso di Gianflavia Toso: «Il prolungamento di via Martiri delle Foibe per tutelare villa Ca’ Impenta passerà a pochi metri dalla casa in cui la mia famiglia vive da 70 anni. Si sceglie di tutelare un bene che sta cadendo a pezzi, invece di tutelare le persone che vivono qui. Se almeno il proprietario della storica dimora decidesse di ristrutturarla e aprirla al pubblico, almeno tutto questo potrebbe avere un senso». «L’edificio è diventato rifugio di sbandati», rincara Alessandro Mariotto, consigliere dell’Altair, che mette a fuoco un altro tema più generale: «Dispiace che per due chilometri e mezzo si debbano buttare giù le case ed espropriare terreni, quando basta affidarsi alle nuove tecnologie per efficientare i binari». Diego Rizzetto è perplesso: «Dovremmo discutere di più delle due ipotesi progettuali e meno dei dettagli. Qui rischiamo che il progetto ci venga calato dall’alto. Io abito a Settecà, a 500 metri dalla linea esistente, e sono favorevole all’interramento dei binari».

Il nodo del prolungamento di via Martiri delle Foibe

A tornare sul prolungamento di via Martiri delle Foibe sono i cugini Cinzia e Luca Tezza: «Ci troveremo una tangenziale davanti alla porta di casa. Un cambiamento radicale per noi che siamo abituati a vivere in campagna, senza contare che le nostre case subiranno un deprezzamento». «Una soluzione è l’abbattimento - specifica Luca Tezza -, ma anche in questo caso le incognite non sono poche». Ad avanzare dubbi su entrambe le soluzioni in pista è il pensionato Alessandro Fracasso: «Una peggio dell’altra. Più semplice sarebbe stato il passaggio interrato da Altavilla fino a Grisignano di Zocco. E invece ci aspettano anni e anni di lavori, di inquinamento acustico e atmosferico». 

Laura Pilastro

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