<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il rapporto di Legambiente

Vicenza tra le città "fuorilegge": l'aria è troppo inquinata

Secondo l'associazione ambientalista, è necessario un taglio di almeno il 38% delle emissioni di Pm10, del 57% di Pm2,5 e del 19% del biossido di azoto. Lieve miglioramento nell'ultimo decennio, ma la strada è ancora lunga

A Vicenza non si respira aria buona. È cosa nota, ma a certificarlo ancora una volta è il rapporto di Legambiente "Mal'Aria 2023" (SCARICA QUI) che posiziona la nostra città tra le più inquinate d'Italia. Secondo l'associazione ambientalista, è necessario un taglio di almeno il 38% delle emissioni di Pm10, del 57% di Pm2,5 e del 19% del biossido di azoto. Se è vero che qualche passo avanti è stato fatto (nell'ultimo quinquennio si è registrata una variazione del -3% delle Pm10 e del -3% del biossido d’azoto) la strada da percorrere è ancora lunga.

Maglia nera anche per il numero di superi annuali

Vicenza maglia nera anche - si legge nel rapporto - per il numero di sforamenti annuali del limite di 50 microgrammi al metro cubo: la centralina del Quartiere Italia ne ha infatti registrati 58 nel 2022, quella di San Felice 60 a fronte dei 35 consentiti dall'Unione Europea. Il valore medio annuale per le Pm2.5 si attesta inoltre a 23 microgrammi al metro cubo, poco al di sotto del limite normativo di 25 microgrammi mentre per le Pm10 si ferma a 32 microgrammi, un po’ più distante dalla soglia massima (40)

Dal 1 gennaio 2030 i nuovi limiti stabiliti dall'Unione Europea

Il limite raccomandato dall'Oms è tuttavia di 20 microgrammi e sono ben 72 le città in Italia fuorilegge, sulle 95 prese in esame nel rapporto. Secondo Legambiente, alcune città devono lavorare di più per ridurre le loro concentrazioni di inquinanti e adeguarsi ai nuovi limiti stabiliti dall’Unione europea, che entreranno ufficialmente in vigore il 1 gennaio 2030 (20 g/mc da non superare per il Pm10, 10 g/mc per il Pm2.5, 20 g/mc per l’NO2). Limiti che tuttavia sono meno rigidi di quelli dell’Oms.

La tendenza di decrescita dell'inquinamento è troppo lenta

Le città che devono impegnarsi di più sono Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%), Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%) per il Pm10; Monza (60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia appunto, Asti e Mantova (50%) per il Pm2.5; le città di Milano (47%), Torino (46%), Palermo (44%), Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34%), per l’NO2.

Secondo l’associazione, «la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni». Le città più distanti dall’obiettivo previsto per il Pm10 «dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni (periodo 2011-2021, dati Ecosistema Urbano), potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo, ovvero il 2040 anzichè il 2030».

Suggerimenti