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L'intervista

Silvano Spiller: «Tra le tante vite che ho vissuto la mia vera sfida è stata la Basilica, prima il restauro e poi la terrazza»

Silvano Spiller scout, alpino, politico e ingegnere autore di tanti brevetti, si racconta al GdV
La vita di Silvano Spiller, 76 anni, laureato in ingegneria, poggia su quattro basi: scout, Cai, alpini e politica.
La vita di Silvano Spiller, 76 anni, laureato in ingegneria, poggia su quattro basi: scout, Cai, alpini e politica.
La vita di Silvano Spiller, 76 anni, laureato in ingegneria, poggia su quattro basi: scout, Cai, alpini e politica.
La vita di Silvano Spiller, 76 anni, laureato in ingegneria, poggia su quattro basi: scout, Cai, alpini e politica.

La mattina del 23 febbraio 1988 diedi appuntamento all'incrocio semaforico dell'Albera per una intervista a Silvano Spiller. Il giorno prima era stata presentata la delibera per il progetto della variante alla statale 46, la cui realizzazione avrebbe risolto, anche, i problemi di convivenza con il traffico a quanti risiedevano da Maddalene all'Albera e fino al Villaggio del Sole. A microfoni spenti, l'allora assessore all'urbanistica del comune di Vicenza mi confidò che difficilmente quella infrastruttura avrebbe mai visto la luce. Il tempo, lungo la bellezza di 35 anni, lo ha smentito.

Sorpreso?

Piacevolmente. Anche se quello realizzato non è il progetto originario, l'idea era di bypassare Costabissara e sbucare all'altezza di Castelnovo. Quella sarebbe stata una variante, questa è una bretella la cui efficacia mi pare relativa, visti gli incolonnamenti che si registrano quotidianamente a Motta».

La vita di Silvano Spiller, 76 anni, diplomato perito elettrotecnico al Rossi, laureato in ingegneria con una tesi di economia aziendale, poggia su quattro basi: scout, Cai, alpini e politica. Che ricordi la legano allo scoutismo?

È una scuola di vita, lì ho imparato il valore della lealtà, della solidarietà, l'importanza di rendersi utili, di aiutare senza avere nulla in cambio. Ricordo il primo giorno da esploratore, poi gli anni da capo scout nel Vicenza III. Sono orgoglioso di essere stato, insieme a Ugo Ferrarese e Gino Cabianca, il promotore della realizzazione della base di Costigiola, operazione che si è perfezionata dopo tanti anni durante la pandemia. Oggi è un fiore all'occhiello per gli scout

Poi c'è la passione per la montagna.

Non poteva essere altrimenti, la mia famiglia è originaria di Cesuna. Per me salire in montagna è un antidoto alla tensione, allo stress. Impagabile il senso di libertà nel potersi confrontare con sé stessi lungo i sentieri, sulle ferrate, e la gioia di sentirsi piccoli, tutti uguali di fronte alla maestosità delle vette.

Un terzo capitolo merita l'esperienza alpina

Una appartenenza che mi riempie di orgoglio. Ho frequentato il 71° corso allievi ufficiali e comandato il plotone esploratori del battaglione "Feltre". Mi sono iscritto alla sezione Vicenza nel 1974, ho ricoperto diversi incarichi in seno all'Ana nazionale. Sono stato anche vicepresidente. Adesso sono membro del cda della Società Adunata Alpini 2024, che si svolgerà a Vicenza

Che evento dovrebbe essere quello dell'anno prossimo?

Il mio consiglio è di mantenere lo spirito di adunata alpina, anche nei giorni che anticipano la sfilata. Non è un festival, è un incontro all'insegna della amicizia per ricordare chi "è andato avanti", chi con quella uniforme e quel cappello ha dato per gli altri.

La porto con i ricordi alla sfilata del 1991, come si decise chi dovesse essere l'alfiere?

L'adunata di Vicenza è stata una tra le più partecipate della storia, sfilarono circa 80 mila alpini. Intervenne il presidente della Repubblica Cossiga, al tempo aveva già vestito i panni del picconatore e l'attenzione della stampa per le sue esternazioni era massima. Io e Zamberlan eravamo gli assessori alpini, lui quello incaricato ai rapporti con le associazioni d'arma, nell'imbarazzo della scelta, sfilammo in tre: Bruno portò la bandiera della città, con a destra il sindaco Variati, e io alla sinistra.

E veniamo alla politica

La mia vita pubblica è iniziata nel 1974 come consigliere di circoscrizione alla 4, ero iscritto alla Dc nella sezione di Araceli. Nell'80 sono stato eletto in consiglio comunale, Corazzin e poi Variati mi hanno voluto nelle loro giunte, mi sono occupato di affari generali e casa e poi di urbanistica. Sono stati gli anni della pedonalizzazione di corso Palladio, del recupero del centro storico, della prima ripulitura della Basilica, del Festival Mozart. Quel periodo si è caratterizzato per effervescenza di idee, penso al disegno delle aree d'oro, suggestioni non tutte andate in porto, come è stato per il progetto del teatro di Gino Valle, ma in quella stagione l'amministrazione aveva una visione di città che andava oltre la gestione del giorno per giorno. Vado orgoglioso di essere riuscito da assessore a veder realizzati tre interventi Peep: a Maddalene, al Mercato Nuovo e a Bertesinella e di aver avviato quello dei Ferrovieri. Oggi è diventato più difficile fare l'assessore. Allora la giunta ne prevedeva 12, nessuno per la verità era a tempo pieno, ma potevamo contare su una struttura comunale, dagli impiegati ai dirigenti, più motivata ed efficiente e il cittadino aveva più rispetto dell'autorità amministrativa.

Terminata l'esperienza a palazzo Trissino, è iniziata quella nella Fondazione Cariverona

Mi sono trovato a sorpresa nel consiglio generale e successivamente ancora più inaspettatamente, per volere del presidente Biasi, nel ruolo di vicepresidente. Ho avuto la fortuna di poter seguire buona parte dell'iter per il restauro della Basilica palladiana. Già da assessore ero stato coinvolto nell'ipotesi di riuso, presentata da Renzo Piano, operazione, che vedeva l'impegno dell'Associazione Industriali, allora presieduta da Pietro Marzotto. Si arenò di fronte all'ostracismo di una larga parte dell'intellighenzia culturale del tempo. Nel 2001 da consigliere della Fondazione ho favorito la presentazione del progetto di recupero del monumento. Nonostante la scadenza del termine fosse ravvicinata, la giunta Hüllweck, grazie al gran lavoro dell'assessore Ancora, riuscì a rispettarla, potendo così ottenere il primo finanziamento. Il lungo iter della gara per l'assegnazione dei lavori, i ricorsi e altri ostacoli burocratici hanno posticipato l'avvio del cantiere, avvenuto solo nel 2007. La determinazione del vicepresidente Ambrogio dalla Rovere convinse la Fondazione ad aumentare il finanziamento. I 21 milioni di euro complessivi hanno permesso di riconsegnare alla città una Basilica, degna del riconoscimento di Monumento Nazionale. Il 6 ottobre 2012 ho avuto la soddisfazione di assistere da vicepresidente della Fondazione alla riapertura, in occasione della mostra Raffaello verso Palladio curata da Goldin.

È vero che è stato lei a convincere l'architetto Vassallo a rendere agibile la terrazza superiore

Diciamo che ho contribuito a lanciare questa sfida, che ha reso ancora più straordinario il gioiello palladiano. Erano spazi non agibili, si raggiungevano attraverso la Domus Commestabilis, da lì si doveva utilizzare una scaletta a pioli. In pochi avevano avuto il privilegio di poter vedere la città da quella prospettiva, oggi questo spettacolo è nella disponibilità di tutti, è un diamante incastonato nel gioiello.

L'ingegner Spiller, una vita professionale da manager e titolare d'azienda, spesa tra trenini Lima e sorprese degli ovetti Kinder, è pronto a dare consigli al figlio Cristiano da poco neo assessore alla Mobilità della giunta Possamai?

Gli unici suggerimenti che mi sono permesso di dargli sono di cercarsi collaboratori seri e appassionati e di non perdere tempo a criticare quanto non è stato realizzato prima e ricordarsi che è assessore di tutti i cittadini.

Luca Ancetti

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