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L'ex presidente BpVi

Sequestrati i fucili da caccia a Gianni Zonin. E ora rischia il passaporto

La condanna in appello all’ex presidente BpVi ha fatto scattare le pene accessorie. Negato il rinnovo del passaporto
L'ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin
L'ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin
L'ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin
L'ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin

Quattro fucili, dodici doppiette, cinque carabine e quattro pistole, oltre a numerosissime munizioni. Questo l’arsenale da caccia che è stato sequestrato nei giorni scorsi a Gianni Zonin

Via il porto d'armi e la licenza di caccia

La prefettura e la questura di Vicenza hanno dato esecuzione alle misure accessorie della sentenza d’appello di 13 mesi fa che ha condannato l’ex presidente della Banca popolare di Vicenza a 3 anni e 11 mesi di reclusione. Il sequestro è stato portato a termine nei giorni scorsi ed è stato eseguito con un’operazione ramificata nelle diverse residenze e tenute di Zonin, in città, a Montebello ma anche nelle province di Udine, Grosseto, Brindisi, Siracusa e nel Chianti. 

In considerazione della condanna che, tra le altre cose, ha interdetto dai pubblici uffici l’ex numero uno della BpVi per cinque anni, è venuto meno uno dei requisiti di legge che sono necessari per mantenere il porto d’armi e la licenza ad uso caccia, quello della buona condotta: la licenza di caccia è stata quindi revocata, così come la licenza per la detenzione delle armi e, conseguentemente, il porto d’armi ad uso caccia. Il sequestro, secondo quanto è stato possibile apprendere, è stato disposto anche per evitare che potessero essere commessi abusi.

Negato il rinnovo del passaporto

Il questore Paolo Sartori avrebbe disposto anche il rifiuto del rilascio del passaporto per l’ex presidente della popolare vicentina che, quindi, non potrebbe chiedere un eventuale rinnovo del documento e non potrebbe espatriare in Paesi extra-Ue.

Crac BpVi, la sentenza d'appello

La sentenza della corte d’appello di Venezia pronunciata nell’ottobre del 2022 aveva ridotto le pene che erano state comminate in primo grado dai giudici del tribunale collegiale di Vicenza. Come detto, l’ex presidente Zonin era stato condannato a tre anni e 11 mesi. Il Collegio presieduto dal giudice Francesco Giuliano, dopo 25 udienze e otto ore di camera di consiglio, aveva dato lettura dell’attesissima sentenza. I giudici, al termine del dibattimento avevano comminato stessa pena di tre anni e undici mesi anche per l’ex responsabile della divisione Finanza, Andrea Piazzetta e per il dirigente preposto al Bilancio dell’istituto di via Framarin, Massimiliano Pellegrini. Era stato condannato anche l’ex responsabile dei Crediti, Paolo Marin a tre anni 4 mesi e 15 giorni di reclusione. Per Emanuele Giustini, invece erano stati comminati due anni, 7 mesi e 15 giorni. Era stato assolto invece l'ex consigliere di amministrazione Giuseppe Zigliotto.

Attesa per l'ultimo atto del processo

Tra poco più di un mese, il prossimo 14 dicembre, in Corte di Cassazione, andrà in scena l’ultimo atto del maxi-processo BpVi. Dopo la sentenza d’appello, infatti, i legali dei condannati avevano immediatamente indicato senza dubbio che si sarebbero rivolti alla Suprema corte. A quel punto, sarà scritta la parola “fine” ad una vicenda che ha segnato in maniera indelebile la storia del Vicentino con il tramonto della Popolare che ha travolto migliaia di risparmiatori.

Karl Zilliken

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