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Vicenza/Bassano/Torri

«Schiavizzate e fatte prostituire». Gang a processo

Cinque imputati sono accusati di associazione a delinquere dedita anche alla tratta di esseri umani dalla Romania.

Associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, alla riduzione in schiavitù e allo sfruttamento della prostituzione. Ieri mattina (venerdì 5 aprile), si è aperto il dibattimento in Corte d’assise del processo a carico di cinque cittadini romeni: i fratelli Marcel e Valeriu Hincu, 48 e 38 anni; la loro sorella Gina Genoveva Hincu, di 47, difesa dall’avvocato Mariuccia Biondo; Elena Cotirlet, moglie di Valeriu, di 33; e Marinela Balmus, pure lei 33enne. Originariamente gli imputati erano tredici, alcuni dei quali sono irrintracciabili mentre le posizioni di altre persone finite nell’inchiesta sono state stralciate.

Tratta di essere umani dalla Romania

Secondo l’indagine svolta dai carabinieri e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia, il gruppo avrebbe promosso, costituito e organizzato un fiorente giro di prostituzione tra il 2011 e il 2015 a Vicenza, Bassano, Torri di Quartesolo e in altre città. I presunti membri del sodalizio, a vario titolo, avrebbero reclutato, plagiato e portato in Italia numerose connazionali, alcune delle quali minorenni. Le giovani sarebbero state trattate come oggetti, minacciate, picchiate e costrette a prostituirsi. Sempre in base alla ricostruzione dell’accusa, le ragazze sarebbero state segregate all’interno dei vari appartamenti sparsi per l’Italia in uso all’organizzazione. Qui sarebbero state tenute costantemente sotto il controllo di una persona di fiducia del gruppo, pronta a intervenire con la violenza se qualcuna avesse provato a ribellarsi. 

Il giro d'affari

Per ogni prestazione sessuale le prostitute avrebbero percepito da 70 a 150 euro, che sarebbero stati consegnati di volta in volta a «i padroni», come venivano chiamati dalle giovani i membri della famiglia Hincu, che si sarebbero trattenuti tutti i profitti per acquistare terreni, immobili, auto e gioielli. Da qui il reato di riciclaggio contestato ai tre fratelli (e ad altri imputati irreperibili oppure giudicati separatamente), che avrebbero trasferito a prestanome in Romania ingenti somme di denaro ritenute provento dell’attività di prostituzione. Soldi che sarebbero stati spediti tramite money transfer oppure trasportati da alcuni degli imputati in auto. Gli inquirenti avrebbero ricostruito un profitto illecito di oltre un milione di euro, riferito però solamente a un periodo di tempo limitato e legato all’attività di prostituzione di sole sette ragazze sulle venticinque che sono state identificate.

Il processo a Vicenza

Le indagini avevano portato a numerosi arresti, effettuati nel 2016 in varie città. Dopodiché, durante l’udienza preliminare a Venezia, era stato stabilito che la competenza territoriale spettava al tribunale di Borgo Berga perché il primo reato sarebbe stato commesso nel Vicentino. Ieri, si è dunque aperto il dibattimento davanti alla Corte d’assise. Alcuni dei reati di cui sono accusati i cinque imputati sono già stati prescritti, mentre altri lo saranno nel corso di quest’anno. La prescrizione non riguarda invece i capi d’imputazione più gravi, che hanno tempi molto più lunghi rispetto agli altri. 

Valentino Gonzato

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