Violentata 23 giorni dopo avere partorito, percossa, minacciata di morte, maltrattata costantemente per anni e costretta a subire atti sessuali contro la sua volontà e anche alla presenza del figlio. Per tutta questa lunga serie di violenze commesse nei confronti della compagna 25enne, l’altro giorno, il Tribunale collegiale, presieduto dal giudice Antonella Toniolo, ha condannato a 9 anni di reclusione F.K., 47 anni, cittadino del Mali (le iniziali sono messe a tutela delle vittime delle condotte dell’imputato, per non renderle dunque riconoscibili).
Sospesa la responsabilità genitoriale dopo le violenze
Il Collegio ha dichiarato l’immigrato in stato di interdizione legale sospendendogli la responsabilità genitoriale per il periodo dell’esecuzione della pena inflittagli. A F.K. i giudici hanno inoltre applicato la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di due anni con le prescrizioni di rimanere stabilmente inserito in una comunità terapeutica di recupero e cura. Al 47enne è stata inoltre applicata la prescrizione di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla parte offesa mantenendo una distanza di sicurezza di almeno duecento metri.
Ventimila euro di risarcimento danni alla compagna
Il Collegio ha infine condannato l’imputato al risarcimento dei danni cagionati alla sua ex compagna - costituitasi parte civile e rappresentata dall’avvocato Rosanna Pasqualini - versandole una somma pari a 20 mila euro. L’imputato era stato accusato - nell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Maria Elena Pinna - di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, violenza sessuale e minacce nei confronti di un altro cittadino africano ritenuto il presunto amante della vittima. Gli episodi legati alle aggressioni verbali e fisiche inseriti nel procedimento a carico dell’uomo erano innumerevoli. Comportamenti violenti continuati tra il 2009 - quando la coppia si trovava in Algeria - sino a qualche anno fa quando i due si erano ormai trasferiti in città.
Minacce anche di morte con foto di strumenti da taglio
Tra le varie minacce arrivate alla vittima da parte dell’imputato c’erano soprattutto quelle di morte. Nel luglio 2020 per esempio F.K. aveva minacciato la 25enne dicendole che l’avrebbe uccisa e a corredo del messaggio le inviava la foto di uno strumento da taglio in cui precisava che l’avrebbe utilizzato per mutilarle i genitali. Ma prima delle minacce c’erano le botte. Schiaffi, calci, pugni che avevano mandato la ragazza al pronto soccorso (episodio avvenuto a inizio dicembre 2019). In diverse occasioni, poi, tra l’aprile 2018 e il dicembre 2019, il 47enne cittadino maliano aveva costretto la compagna a subire rapporti sessuali contro la sua volontà e anche alla presenza del figlio minacciando di picchiarla se non avesse soddisfatto le sue pretese.
Un abuso anche 23 giorni dopo aver partorito
L’imputato era persino arrivato ad abusare della giovane appena 23 giorni dopo che lei aveva partorito. Alla fine, nonostante il clima di terrore in cui si era trovata costretta a vivere, la ragazza era riuscita a denunciare il suo ex compagno che era quindi finito sotto inchiesta e successivamente a processo dopo la richiesta avanzata dal sostituto procuratore Pinna al termine delle indagini preliminare. L’altro giorno la conclusione del dibattimento, davanti al Collegio, con la condanna a nove anni di reclusione e al risarcimento nei confronti della vittima di ventimila euro.