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Salute e benessere

Nuova ondata Covid, più ricoveri nelle intensive. Ecco perché ci sono casi gravi anche tra i vaccinati

Dopo oltre tre settimane di stabilità, sta tornando al 3% la percentuale di posti nelle terapie intensive in Italia (Foto Ansa)
Dopo oltre tre settimane di stabilità, sta tornando al 3% la percentuale di posti nelle terapie intensive in Italia (Foto Ansa)
Dopo oltre tre settimane di stabilità, sta tornando al 3% la percentuale di posti nelle terapie intensive in Italia (Foto Ansa)
Dopo oltre tre settimane di stabilità, sta tornando al 3% la percentuale di posti nelle terapie intensive in Italia (Foto Ansa)

Risolto uno degli enigmi più misteriosi legati a Covid-19: è stato infatti scoperto perché alcune persone vaccinate finiscono comunque per ammalarsi sviluppando una grave polmonite che li porta a essere ricoverati in terapia intensiva. La colpa è di alcuni anticorpi "impazziti" (auto-anticorpi), già presenti prima dell'infezione e della vaccinazione, che vanno a indebolire la risposta immunitaria innata contro il virus. Lo dimostra uno studio pubblicato su Science Immunology da un team internazionale a cui hanno partecipato l'Asst Spedali Civili di Brescia, l'Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, l'Irccs Ospedale Bambino Gesù di Roma e l'Università di Roma Tor Vergata. «Questa è la prima volta che si spiega perché alcuni vaccinati finiscono in terapia intensiva», commenta il genetista Giuseppe Novelli dell'Università di Roma Tor Vergata, tra gli autori dello studio.

«La presenza di auto-anticorpi anti-Ifn (auto-anticorpi contro l'interferone) è quindi alla base di un difetto di risposta nell’immunità intrinseca che ha di fatto superato la normale immunità adattativa indotta dalla vaccinazione», sottolinea Novelli. «Questi dati, uniti a quelli degli studi precedenti, suggeriscono dunque la necessità di studiare la presenza di auto-anticorpi anti-Ifn per individuare i soggetti ad alto rischio di malattia grave da Covid-19».

UNA NUOVA ONDATA - Dopo oltre tre settimane di stabilità, sale di un punto percentuale nell'arco di 24 in Italia, tornando al 3%, la percentuale di posti nelle terapie intensive occupata da pazienti con Covid-19, lo stesso valore che segnava esattamente un anno fa, quando però di questi tempi girava una variante molto meno contagiosa. È quanto emerge dai dati dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) del 27 giugno 2022, pubblicati oggi. Nel dettaglio, in base al monitoraggio giornaliero, l'occupazione dei posti nelle terapie intensive da parte di pazienti con Covid-19, cresce nella Provincia autonoma di Bolzano (2%) e Piemonte (2%) mentre cala in Lazio (6%) e Molise (3%). È invece stabile in 15 regioni o province autonome: Abruzzo (al 2%), Basilicata (1%), Calabria (3%), Campania (4%), Emilia Romagna (3%), Friuli Venezia Giulia (5%), Liguria (2%), Lombardia (1%), Marche (1%), Puglia (2%), Sardegna (3%), Sicilia (3%), Toscana (2%), Umbria (2%) e Veneto (2%). In Provincia autonoma di Trento (0%) e Valle d'Aosta (0%) la variazione non è disponibile.

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