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L'Ordine dei medici

No vax morto dopo aver rifiutato le cure. «Il medico non può agire se il paziente non vuole»

Una terapia intensiva con pazienti Covid (Foto Ansa)
Una terapia intensiva con pazienti Covid (Foto Ansa)
Una terapia intensiva con pazienti Covid (Foto Ansa)
Una terapia intensiva con pazienti Covid (Foto Ansa)

«Il medico fa tutto quanto in suo potere, sempre, per salvare una vita; ma nessun medico può agire contro la volontà del paziente e contro la legge. Nel nostro Paese esiste infatti il principio di autodeterminazione. E lì, salvo i casi in cui lo decide un giudice, il nostro compito si deve fermare». Michele Valente, presidente dell’Ordine dei medici di Vicenza, interviene sul caso di Alessandro Mores, il 48enne no-vax morto l’altro giorno al San Bortolo dopo avere rifiutato qualsiasi trattamento anti Covid.
«Esprimo le mie condoglianze ai familiari di questo giovane uomo - riprende Valente - Sono convinto i miei colleghi abbiano fatto tutto quanto era in loro potere per cercare di curarlo e di salvargli la vita. Però se una persona, lucidamente, arriva a rifiutare persino l’appello dei suoi cari, credo che a quel punto nessuno possa fare più nulla. Poi tra l’altro, da quanto capisco, i miei colleghi hanno dovuto agire in un momento di estrema emergenza e in pochi istanti».

Quindi il presidente dell’Ordine dei medici vicentini si sofferma sul difficile momento che la categoria sta attraversando anche a causa dei molti no-vax: «Ci stanno giungendo da parte loro e dei loro avvocati numerose ingiunzioni in cui ci diffidano dall’usare determinati medicinali; oppure ci spiegano quali cure dobbiamo somministrargli. È una situazione a dir poco difficile perché vengono messe in discussione le nostre competenze. Ecco, io mi chiedo anche se certe diffide possano essere considerate legali. Mi sembra davvero tutto incredibile». Poi Valente, analizzando la situazione, sempre in riferimento alla situazione dei malati Covid no-vax, si pone un interrogativo: «Mi chiedo se sia giusto; se sia etico, che pazienti con patologie importanti e con interventi chirurgici già programmati da tempo, debbano rinunciarvi, a rischio della loro stessa vita, perché le terapie intensive sono occupati da malati Covid che non sono vaccinati. È una questione che mi pongo e di cui forse dovrebbe essere investito il Comitato bioetico nazionale». 

Matteo Bernardini

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