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Il verdetto del Tar

Monte Berico, il Comune la spunta: via la stretta sui negozi

Accolto il ricorso di palazzo Trissino. La Soprintendenza aveva posto delle restrizioni all’insediamento di nuove realtà artigianali e commerciali
Accolto il ricorso del Comune (nell’era Rucco) contro un vincolo che escludeva attività artigianali e commerciali nell'area di Monte Berico (Foto Archivio)
Accolto il ricorso del Comune (nell’era Rucco) contro un vincolo che escludeva attività artigianali e commerciali nell'area di Monte Berico (Foto Archivio)
Accolto il ricorso del Comune (nell’era Rucco) contro un vincolo che escludeva attività artigianali e commerciali nell'area di Monte Berico (Foto Archivio)
Accolto il ricorso del Comune (nell’era Rucco) contro un vincolo che escludeva attività artigianali e commerciali nell'area di Monte Berico (Foto Archivio)

«Il divieto di nuovi insediamenti artigianali e commerciali, a prescindere dalle dimensioni e dalla morfologia dei manufatti che li ospitano, appare palesemente irragionevole, poiché nella sua assolutezza appare privo di qualsiasi ipotizzabile giustificazione». Con queste parole, contenute nella sentenza pubblicata il 30 maggio, i giudici del Tar del Veneto allentano la stretta che le Belle Arti avevano posto ad ogni eventuale nuova apertura, nella zona dei Berici, di attività artigianali e commerciali, tra le quali si annoverano, a titolo di esempio, gelaterie, alimentari e, in generale, i negozi di vicinato.

Il Tar ha accolto il ricorso del Comune sull'area di Monte Berico

Il tribunale amministrativo regionale ha, in parte, accolto il ricorso presentato dal Comune e, di fatto, annullato, almeno per il momento, una delle prescrizioni che compongono la dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'area di Monte Berico e della Riviera Berica settentrionale, elaborata dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Verona, Rovigo e Vicenza. Quel maxi-vincolo di tutela (su un’area di circa 12 chilometri quadrati), introdotto dalla Commissione regionale per il patrimonio culturale del Veneto il 23 marzo del 2021, contro il quale l’amministrazione Rucco aveva deciso di agire.

Il vincolo sul territorio posto dalla Soprintendenza

Un vincolo che - aveva più volte ricordato l’ex sindaco - «ingessa un sesto della superficie comunale, limitando fortemente qualsiasi pianificazione urbanistica». Da qui il ricorso, presentato nel maggio del 2021, per ridurre la portata del provvedimento e impedire, così, una battuta d’arresto a quegli interventi edilizi che non procedano con restauri conservativi, indipendentemente dal valore e dallo stato degli edifici. In particolare, l'amministrazione rilevava che il vincolo posto su un territorio «così ingiustificatamente ampio», limitava fortemente la competenza pianificatoria del Comune, connotandosi esso stesso «alla pari di un atto di pianificazione con gravi ricadute sulla gestione del territorio».

Il Tar, si diceva, ha accolto solo in parte le contestazioni di palazzo Trissino, mantenendo l'obbligo di ottemperare ad altri aspetti del vincolo che non sono stati annullati. Lo ha fatto, in particolare, per quanto riguarda il divieto di nuovi insediamenti all’interno del perimetro del vincolo, «specie negli insediamenti urbani consolidati», di qualsiasi edificio a destinazione artigianale e commerciale. Un veto che viene, dunque, considerato «lesivo delle esigenze della collettività insediata negli ambiti urbani consolidati». Centri che finirebbero, quindi, per risultare sguarniti di alcuni servizi per la popolazione.

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Il Tar autorizza nuovo commercio

Il Tar apre anche alla possibilità di modificare tali manufatti e attività esistenti, naturalmente dietro la presentazione di un’autorizzazione paesaggistica. Così come accolta è la censura relativa alla prescrizione riguardante l’ampliamento o la realizzazione di nuove aree di sosta e parcheggio che, secondo la Soprintendenza, non dovrebbe comportare l’aumento di superficie impermeabile, prevedendo la conservazione e l’eventuale messa a dimora di alberature. Il Tar ha sposato la formulazione del Comune che ha proposto una soluzione più elastica con riferimento a “misure per minimizzare l’aumento di superfici impermeabilizzate”. 

La vicenda 

Il pronunciamento del Tar nei confronti dell’impugnazione del Comune rappresenta la terza fase della vicenda legata al vincolo delle Belle Arti sulla zona dei Berici. Nei mesi scorsi, i giudici avevano bocciato il ricorso presentato dalla Regione. Cui era seguito il rigetto di un altro ricorso, quello firmato da Sviluppo Cotorossi, con i giudici che hanno dato ragione alla Soprintendenza, ritenendo la stretta legittima e confermando, di fatto, l'inedificabilità del lotto "E" del grande complesso che sorge tra il Bacchiglione e viale dello Stadio. 

 

Laura Pilastro

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