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Il racconto

«Mia figlia 13enne abusata dall’istruttore di equitazione, ma non è mai stata ascoltata»

La presunta violenza sulla minorenne in un maneggio nel Vicentino. La madre: «A due anni dalla denuncia non sappiamo nulla».

Prima le richieste di abbracci e gli apprezzamenti. Poi sarebbero cominciati i ricatti, le domande sulle abitudini sessuali e l’ordine di non raccontare nulla ad anima viva. Infine, i palpeggiamenti e la minaccia di stupro. «Quando aveva 13 anni, mia figlia ha subito un tentativo di violenza da parte del proprio istruttore di equitazione. Abbiamo sporto denuncia. Ci avevano assicurato che, data la gravità della situazione, ci sarebbe stata un’azione urgente da parte delle autorità. In realtà, sono passati due anni e non sappiamo ancora nulla».

A parlare è la madre di una ragazza vicentina (omettiamo qualsiasi altra informazione per non rendere identificabile la minore), che non riesce a darsi pace per quanto accaduto alla figlia e che si sente lasciata sola dalle istituzioni. «Anche perché, dopo di noi, anche altre tre famiglie hanno denunciato questo istruttore che, nel frattempo, continua a lavorare a contatto con delle minorenni», sottolinea la donna.

Gli abusi iniziati nel 2020

In base alla denuncia presentata ai carabinieri dai genitori della ragazza, gli abusi sarebbero cominciati nel maggio del 2020. All’epoca la minorenne frequentava un maneggio nel Vicentino. In più di un’occasione il maestro di equitazione avrebbe chiesto alla sua allieva di abbracciarlo e le avrebbe rivolto attenzioni che lei non gradiva. L’adulto avrebbe parlato di sesso e fatto riferimenti alla propria vita sessuale. Gesti e frasi che mettevano in grande disagio la ragazza. L’istruttore avrebbe inoltre più volte detto di amarla, sperando di essere ricambiato; in quel caso, lui avrebbe trattato meglio il cavallo della minore. L’adulto avrebbe poi sottolineato in diverse circostanze alla ragazza di non raccontare a nessuno delle loro conversazioni, perché non le avrebbero creduto. 

La presunta violenza

Dopodiché, nel maggio del 2021, l’adulto si sarebbe spinto oltre. «C’è stato un periodo di avvicinamento - racconta la madre -. Lui ha preparato il terreno fino a quando, un giorno, le ha proprio detto: “Vieni nel mio ufficio che ti violento”. L’ha costretta a entrare e ha cominciato a metterle le mani addosso». Il malintenzionato le avrebbe inoltre leccato un orecchio. Lei è rimasta paralizzata per lo choc. In quel momento sono arrivate al maneggio delle persone e la vittima ne ha approfittato per andarsene.

La denuncia

«Da allora lei non l’ha più visto - prosegue la madre -. Si è confidata con la scuola, che ci ha subito contattato. Abbiamo portato via il cavallo da quel maneggio e, nell’arco di circa un mese, abbiamo denunciato l’accaduto. Poi abbiamo parlato anche con altre persone che ci hanno raccontato di episodi analoghi che coinvolgevano sempre minorenni. Ci sono altre tre famiglie che, a distanza di un anno, hanno sporto denuncia insieme». 

Il Codice rosso

La procedura del Codice rosso, che prevede un canale preferenziale per tutelare le vittime di violenza domestica e di genere, è entrata in vigore nell’agosto del 2019, ovvero due anni prima dei fatti raccontati dalla giovane. Tra le novità introdotte dalla norma c’è anche quella che la presunta vittima deve essere ascoltata entro tre giorni dall’iscrizione del procedimento. «Mia figlia, però, non è mai stata ascoltata in audizione protetta», puntualizza la madre. Una circostanza confermata anche dal legale che assiste la ragazza e la sua famiglia, l’avvocato Ivo Candeago. Quest’ultimo, ieri, ha chiesto di poter accedere nuovamente agli atti del fascicolo per capire qual è la situazione. 

Procedimento a rilento

«Non sappiamo perché il procedimento stia andando così lentamente - aggiunge la madre della minore -. Di fatto, ci tiene ancora in sospeso. Si immagini come può stare mia figlia che, nonostante i passi importanti fatti con la denuncia e la condivisione con altre famiglie, che, a loro volta, hanno denunciato, non sa ancora nulla. Questo è un Codice rosso. È una storia pesante», conclude. 

Valentino Gonzato

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