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Nell'Ulss 8 Berica

Medici di base, c'è il patto anti-attese: meno ricette, più visite

Dopo dieci anni è stata rinnovata con l’Ulss 8 l’intesa aziendale che pone nuovi obiettivi. Nel distretto ovest hanno aderito 59 dottori su 60 mentre nel distretto est 113 su 123.

Medici di base. Più camici bianchi a contatto con il paziente per riprendersi quello che è il vero lavoro per il quale hanno scelto questa professione. E meno burocrati seduti davanti al computer per compilare moduli e inserire dati.

Nuovo patto aziendale

Il nuovo patto aziendale 2023-2025 siglato dall’Ulss Berica con i medici di medicina generale in convenzione del territorio punta a questo. «Sarò forse un sognatore ma ho la sensazione che si possa delineare un futuro diverso, e i primi segnali mi incoraggiano», dice Achille Di Falco direttore dei servizi socio-sanitari dell’Ulss Berica che ha seguito le fasi propedeutiche e le trattative per giungere alla firma finale. Si prospetta una stagione più positiva in cui cercare di togliere grosse incrostazioni per superare le tante lacune dell’organizzazione di oggi in cui i medici di base si lamentano dei carichi eccessivi di lavoro e di un aggravio di adempimenti burocratici che costringe a sacrificare e mettere in secondo piano l’aspetto clinico e il rapporto diretto con il paziente, e gli assistiti protestano perché il medico non si trova, non risponde al telefono, fa aspettare giorni per una visita a domicilio, con il conseguente affollamento del pronto soccorso.

I numeri

L’Ulss in questo senso ha armi spuntate per intervenire ma l’attivazione di una campagna di confronti diretti con i medici di famiglia e, ora, il rinnovo del patto fanno sperare in un cambio di passo e di atmosfera. In archivio, dunque, il vecchio accordo ormai troppo datato, del 2013 per l’ex Ulss 5 e del 2015 per l’ex 6 e scatta per 172 medici di base della città e di altri 58 Comuni un contratto in cui si stabiliscono obiettivi da raggiungere e criteri da adottare, a ognuno dei quali corrisponde un incentivo economico da riconoscere ai professionisti. Per il traguardo c’è voluta una decina di incontri fra rappresentanza Ulss e nucleo di monitoraggio dei medici di medicina generale formato dalle principali sigle sindacali.
Di Falco non nasconde la soddisfazione: «Niente contrapposizioni». La dimostrazione, dice, arriva dal numero delle adesioni al patto volontarie e riguardano solo quei medici che non hanno scelto le formule integrative delle medicine di gruppo. «Nel distretto ovest hanno aderito 59 medici su 60. Nel distretto est 113 su 123. Ed è una percentuale altissima». 

Gli obiettivi

Oltre ai numeri, i contenuti. «Si affrontano - spiega Di Falco - tre temi per coinvolgere i medici in una visione più aziendale perché partecipino come soggetti attivi alla governance».
Il primo riguarda un problema irrisolto, l’appropriatezza prescrittiva. Il medico nelle ricette deve disporre prestazioni e terapie realmente adeguate alle esigenze patologiche dei singoli casi nelle indicazioni cliniche e farmacologiche. «Abbiamo concordato – dice il dottor Di Falco - una serie di linee guida».
C’è poi il contributo che ciascun medico può dare per migliorare le liste di attesa. «E qui - precisa - ritorniamo al discorso dell’aderenza ai trattamenti e alle terapie perché non sempre le prescrizioni di prestazioni specialistiche, diagnostiche e farmaceutiche vengono indirizzate verso prestazioni opportune, con liste di attesa e sprechi».
In altre parole si producono tante ricette che, poi, non sempre sono idonee per garantire le migliori cure al minor costo coniugando efficacia ed efficienza. Il risultato è che si prescrivono visite, esami, farmaci inutili, allungando le liste a scapito di pazienti che ne avrebbero davvero bisogno e appesantendo la spesa sanitaria. 

Franco Pepe

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