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Dopo il voto

La resa dei conti in Fratelli d’Italia. Conte: «Querelo Ierardi»

L’ex parlamentare va all’attacco dopo la bagarre con l’ex assessore.
E' scontro aperto tra Giorgio Conte e Mattia Ierardi, al centro nella foto
E' scontro aperto tra Giorgio Conte e Mattia Ierardi, al centro nella foto
E' scontro aperto tra Giorgio Conte e Mattia Ierardi, al centro nella foto
E' scontro aperto tra Giorgio Conte e Mattia Ierardi, al centro nella foto

«Sto bene, sono tranquillo, ho assunto un bodyguard per la mia protezione», dice scherzando Giorgio Conte che per un attimo usa il registro dell’ironia prima di farsi serissimo: «Le esternazioni di questi giorni da parte di un esponente politico della città a me indirizzate hanno un chiaro contenuto diffamatorio: ecco perché ho incaricato un legale che sta svolgendo le verifiche del caso per poi trasmettere gli atti in Procura». 
La sconfitta elettorale ha lasciato macerie fumanti nel campo del centrodestra e tra (ex) compagni di partito, in questo caso Fratelli d’Italia, finisce a carte bollate. 

L’ex parlamentare va all’attacco dopo la bagarre con I'ex assessore

Già, perché l’esponente politico a cui fa riferimento Conte, più volte deputato, è Mattia Ierardi e fino a due giorni fa, prima che quest’ultimo desse l’addio al partito di cui era anche commissario provinciale, i due condividevano la stessa casa politica. L’uno, Conte, diventato neo consigliere comunale a suon di preferenze, l’altro, Ierardi, assessore uscente del partito che ha mancato per poco la rielezione in sala Bernarda. E la guerra tra i due deflagra in un momento preciso. Il lunedì della disfatta elettorale. Quel giorno l’incubo peggiore per il centrodestra, quello di essere bocciato dagli elettori e perdere palazzo Trissino dopo cinque anni di governo, diventa realtà. 

La frase di Ierardi rivolta a Conte

Gli animi si scaldano, in qualche caso si spera abbondantemente il livello di guardia e tra i più infuriati c’è Ierardi a cui saltano i nervi perché la sua convinzione è che non tutti abbiamo remato dalla stessa parte. 
Nella caccia alla “streghe” uno degli imputati numero uno, per Ierardi, è evidentemente Conte che, prima di mettersi in gioco come aspirante consigliere e lavorare per portarsi a casa le preferenze, aveva in verità messo in guardia sul fatto che il rischio di perdere la città era concreto perché quella del sindaco Francesco Rucco era a suo avviso una candidatura con elementi di debolezza. Tornando al punto, quando la batosta si materializza Ierardi, appunto, trova il suo colpevole: Giorgio Conte. E davanti a testimoni pronuncia questa frase: “Se trovo Conte lo ammazzo”. 

L’affermazione poco amichevole, per usare un eufemismo, viene riportata in un amen al diretto interessato che proprio non ci sta a venir accusato di aver giocato a fare perdere la sua parte politica e dal suo studio professionale raggiunge la sede elettorale del centrodestra per affronta Ierardi: “Eccomi, visto che vuoi ammazzarmi sono qui”, gli risponde Conte. 

I due litigano davanti a tutti

Gli animi si scaldano, qualcuno interviene per allontanare i due duellanti, ad esempio l’esponente di Idea Vicenza Gioia Baggio, la quale però a sua volta avrebbe rivolto anche lei parole non cordialissime verso Conte
Ecco, questo il quadro. E siccome ad ogni azione corrisponde una reazione, arriva inevitabile quella di Conte.

Per lui la misura è colma: «Le espressioni usate non rientrano nel diritto di critica, che è sempre legittimo, ma sono espressioni inammissibili. Non è tollerabile - spiega l’ex parlamentare Giorgio Conte - infangare la reputazione di un esponente politico con illazioni circoscritte e mirate a minare la mia credibilità». 

Conte: «La mia moralità la difenderò con ogni mezzo»

Insomma, Conte dopo essere stato chiamato in causa risponde per le rime e lo dice chiaro e tondo: «Le parole utilizzate, peraltro mai smentite, per la semplice ragione che vi sono diversi testimoni, sono di una gravità inaudita. Non mi preoccupa molto l’integrità fisica, già minacciata più volte, in altra epoca ben più difficile, da pericolosi esponenti della estrema sinistra. Ma, anche quando come in questo caso, si tratta di cosiddetto fuoco amico, la violenza di certe espressioni va fermata, sempre. E la mia moralità la difenderò con ogni mezzo, agendo nelle sedi opportune». 

 

Roberta Labruna

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