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I profughi nel Vicentino

La Pasqua di guerra degli ucraini in piazza: «Perdono? È presto». Una 19enne si getta dalla finestra

di Karl Zilliken
La manifestazione ieri in piazza Matteotti a Vicenza (COLORFOTO)
La manifestazione ieri in piazza Matteotti a Vicenza (COLORFOTO)
La manifestazione ieri in piazza Matteotti a Vicenza (COLORFOTO)
La manifestazione ieri in piazza Matteotti a Vicenza (COLORFOTO)

«È Pasqua solo se guardiamo il calendario, per noi non c’è festa». Triste. Insanguinata. Di guerra. Questa è la Pasqua per gli ucraini che hanno la mente e il cuore nella patria martoriata dalle bombe russe. 

La manifestazione Il riflesso della tragedia era ben chiaro anche ieri in piazza Matteotti dove si è ritrovato un centinaio di ucraini. Bandiere gialle e blu tenute strette soprattutto da donne con gli occhi gonfi di lacrime; marce patriottiche come “Oi u luzi chervona kalyna” e l’inno nazionale ucraino cantati solennemente e intervallate dal grido “Slava Ukraini”; pupazzi di stoffa e lumini votivi poggiati sulla scultura di Lorenzo Quinn davanti al Chiericati per ricordare tutti quelli che sono stati uccisi dalla guerra, soprattutto i bambini. E poi i cartelli con le immagini di Bucha, di Borodyanka, di Kharkiv. E in piazza circola anche la notizia di una giovane profuga di 19 anni di Torri di Quartesolo che nelle prime ore di ieri, per la disperazione dopo i lutti famigliari, ha cercato di farla finita gettandosi dal palazzo in cui è ospitata. È ricoverata in gravi condizioni al San Bortolo. Tragedia nella tragedia.

Il religioso Padre Vasyl Kyshenyuk non è riuscito a essere presente alla manifestazione ma sulla Pasqua e sulla decisione di Papa Francesco di far sfilare un’ucraina e una russa alla via crucis di venerdì ha le idee chiare: «Pasqua è una festa di pace ma per noi non c’è nessuna pace se anche oggi ci sono stati bombardamenti e morti - commenta - Per noi è troppo difficile. Per il popolo ucraino la decisione del pontefice non va bene, perché non possiamo andare con i russi. Quando ci sarà la pace sì ma ora ci sono tante, troppe, persone e bambini morti. Adesso non vogliamo sentire queste cose. Dopo la nostra Pasqua, ci sarà quella ortodossa e loro, la chiesa russa, non faranno niente per la pace. Non sono nostri fratelli». Padre Vasyl non dimentica il sostegno arrivato dai vicentini: «Voglio ringraziare il popolo italiano, tutto quelli che ci hanno dato una mano e che stanno ospitando i profughi. Prego per loro».

Le umiliazioni Liliya Yatsyna è stata la prima a prendere la parola durante la manifestazione: «L’altro giorno a Monte Berico ho incontrato una coppia, che parlava russo. Ho detto loro che ero di Karkhiv e mi hanno risposto che “l’avevano bombardata troppo poco”. Questo non è umano. Vogliamo dare voce a tutte le persone cadute perché non siano dimenticate. Io sono madrelingua russa, sono un “mix” e non capisco. Non siamo contro il popolo russo ma contro il genocidio che pochi russi hanno deciso di fare nel nostro Paese». 

Pasqua Olga Mazur ha preso la parola per spiegare la reazione del popolo ucraino alla scelta molto discussa del Vaticano riguardo la via crucis: «Adesso la ferita è aperta e sta sanguinando; noi non possiamo perdonare subito, perché il perdono è un sentimento molto grande. Si fa fatica a perdonare una persona cara, quindi come possiamo perdonare chi ha ucciso una bambina di 14 anni stuprata da undici soldati che le hanno inciso la “Z” sulla fronte?». «Il giorno di Pasqua è indifferente, nessuno festeggia più le feste - commenta Dimitry Kravchuk, prima di tornare a sventolare i drappi patriottici bicolore - Ho perso la cognizione del tempo. È tutto cambiato dall’inizio della guerra. È un mondo che non riconosco più. Questa manifestazione vuole ricordare e non far perdere le cose orribili che sono state fatte alle persone civili. Non avrei mai pensato che l’essere umano sarebbe stato capace di arrivare a compiere gesti tanto crudi e spietati». 

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