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Vicenza

L’incubo dello sfratto con quattro figli. «Nessun contratto a noi stranieri»

La vicenda di una famiglia senegalese residente in città che potrebbe pagare il canone ma non trova case e a ottobre deve lasciare l’abitazione.

Niente casa, siete stranieri. Una sentenza che O.B., senegalese, madre di quattro figli (pubblichiamo solo le iniziali proprio per tutelare i minori) va sentendosi ripetere da oltre un anno. «A volte me lo comunicano direttamente gli agenti immobiliari, ammettendo che i proprietari non gradiscono che in casa loro entrino persone non “locali” - racconta la donna - a volte lo intuisco dal tono di voce che cambia non appena, al telefono, si capisce che non sono italiana». 

Lo sfratto 

L’accento di O.B. forse tradisce le origini non vicentine, ma ciò che dice e la dignità con cui lo dice, non potrebbero essere più chiare e comprensibili. «Cerchiamo un’abitazione in affitto da più di un anno, da quando cioè l’attuale padrone di casa ci ha informato di voler ritornare in possesso dei locali e, una volta scaduto il contratto, ha proceduto allo sfratto», spiega O.B.

Questo avveniva un anno fa: ora quell’avviso di sfratto ha una data di scadenza, il 16 ottobre prossimo. Per quel giorno lei, il marito (senegalese, ma con cittadinanza italiana, esattamente come i bambini) dovranno lasciare l’appartamento tricamere di San Lazzaro dove, dal 2014, vivevano serenamente spendendo 575 euro al mese di canone.

L'appello

Una cifra che O.B. e il coniuge sarebbero disposti addirittura a raddoppiare o quasi, se ciò servisse a trovare una soluzione abitativa in tempi rapidi: «Possiamo arrivare anche 800-900 euro mensili, abbiamo sempre pagato regolarmente da quando siamo in Italia, cioè dal 1998 - assicura O.B. - il punto è proprio questo: noi non vogliamo aiuti particolari, non pretendiamo l’alloggio popolare (anche se per precauzione e disperazione, hanno compilato la richiesta, finendo praticamente ultimi in graduatoria, ndr), chiediamo solo di darci la possibilità di affittare una sistemazione di qualunque tipo». Sia moglie che marito lavorano infatti come operai - lei part-time, lui a tempo pieno - in due importanti aziende vicentine, entrambi con contratto a tempo indeterminato.

Un barlume di speranza c’era stato, per la verità, qualche mese fa: la famigliola aveva individuato un appartamento poco distante da quello attuale, che sembrava ideale. «Abbiamo versato persino 1.500 euro di caparra, per scoprire poi che era già stati locato ad altri» rivela la donna, che per questa vicenda riferisce di aver sporto denuncia. 

Dopodiché, solo buchi nell’acqua, pur continuando a cercare attraverso annunci online, agenzie, conoscenti. In preda allo sconforto e alla preoccupazione di non poter più garantire un tetto sulla testa dei suoi figli (la più piccola ha 8 mesi, poi 8, 10 e 18 anni), la signora ha scritto via social anche al sindaco Giacomo Possamai.

Rischio albergo cittadino

«Siamo stati poi messi in contatto con l’assistente sociale, che però ci ha fatto sapere di non avere nulla per noi ora, suggerendoci di andare a stare da amici o familiari - sospira O.B. - ma noi qui non ne abbiamo e comunque chi si prenderebbe in casa una famiglia di sei persone?»

L’alternativa, paventata proprio ieri dai servizi sociali, potrebbe essere quella dell’albergo cittadino di San Marco. «Forse c’è una stanza per me e i miei figli, ma non per mio marito, andrò a sentire comunque ma vorremmo evitare di dover andare, separati, in quella struttura, che oltretutto è lontana dalle scuole dei ragazzi».

La speranza

La speranza, di questo nucleo familiare, è che qualcosa, di qui alle prossime settimane, si smuova nel complesso mercato immobiliare cittadino(«anche oggi ho un appuntamento con un’agenzia», allarga le braccia O.B.). Il tempo, però, stringe: «Abbiamo già gli scatoloni pronti, ci va bene qualsiasi casa in città, visto che i bambini vanno a scuola qui, lo ripeto, siamo pronti a pagare fino a 800-900 euro, dateci una mano, lo chiedo da mamma disperata». 

 

Giulia Armeni

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