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Il personaggio

L’artista dal Messico allo Spazio. «Porto le mie opere sulla Luna»

Michele Bajona, 51 anni appena compiuti, finirà nel Lago della morte, proprio sulla Luna.
Michele Bajona, 51 anni appena compiuti, finirà nel Lago della morte, proprio sulla Luna.
Michele Bajona, 51 anni appena compiuti, finirà nel Lago della morte, proprio sulla Luna.
Michele Bajona, 51 anni appena compiuti, finirà nel Lago della morte, proprio sulla Luna.

“If you believed they put a vicentino on the moon”, canterebbero forse i R.E.M. L’architetto e artista berico Michele Bajona, 51 anni appena compiuti, finirà nel Lago della morte, proprio sulla Luna. Niente tute spaziali e viaggi in prima persona sul satellite più famoso del mondo. E nemmeno scongiuri, visto il luogo di atterraggio. Quattro opere di Bajona, che da 7 anni vive a Mexico City dopo averne trascorsi 16 tra New York e Barcellona, sono state scelte per finire nel progetto “Lunar Codex” di Samuel Peralta. Si tratta di un imprenditore e scrittore con la passione per lo spazio e per l’arte che lancerà sulla luna tre capsule del tempo per far arrivare le opere miniaturizzate di 15 mila artisti da tutto il mondo e di un’intelligenza artificiale. Tra questi, appunto, un vicentino giramondo. 

Bajona, finirà sulla luna: la sua vita cambierà? 
Non cambierà di un millimetro (ride, ndr.) La motivazione per andare avanti viene dalla necessità di scoprire cose nuove. La paura è che la capsula nello spazio diventi uno dei quei rottami che girano nell’atmosfera (ride, ndr).

Come ci è finito nel Lago della morte? 
È un progetto che promuove e riunisce l’arte. Samuel, il creatore di Lunar Codex, era in contatto con Poet Artist, un collettivo di poeti e artisti di cui faccio parte. Ha curato una selezione di lavori che ora finirà sulla luna. 

Sulla luna ci finirà anche sua moglie Thelma Segui. 
Già. Una delle mie quattro opere nel Lunar Codex la ritrae. Ci sono davvero molto affezionato e sono felice. 

Quello sulla luna non è il viaggio più lungo che avete fatto. 
Dopo New York e Barcellona, ora vivo a Città del Messico. Ho trascorso più o meno otto anni in ogni posto. E siamo qui ormai da sette. Mia moglie Thelma, da una settimana cittadina italiana e vicentina anche lei, è però originaria di qui. Dopo Barcellona, ci siamo spostati in Messico e abbiamo deciso di restare: abbiamo trovato la nostra dimensione. 

Che dimensione ha trovato in Messico? 
Ho continuato a dedicarmi all’arte e ho trovato dei posti dove continuare ad apprendere e scoprire cose nuove. La città era stimolante. A Barcellona dal punto di vista dell’arte non andava male, facevo soprattutto acquerelli con modelli dal vivo ma avevo bisogno di andare avanti. 

Per l’ultimo cambiamento non c’è stato bisogno di trasferimenti.
Ho lasciato da parte l’architettura per guadagnarmi da vivere come artista. Mi piace fare l’architetto ma non mi ci vedo nel lungo periodo: i problemi del cantiere e i clienti che devono pagare sono duri da affrontare per un novantenne che, invece, starebbe benissimo con un pennello in mano. 

Si sta anche dedicando all’insegnamento? 
Mi piace l’idea di condividere e diffondere la conoscenza. La mia idea è di umanizzare e rendere accessibili i mostri sacri del Rinascimento. 

Che rapporto ha con Vicenza? 
I miei genitori vivono lì. Cerchiamo di tornare almeno una volta l’anno. L’ultima, a fine 2021, ho fatto il turista e sono stato a visitare il museo civico, una meraviglia anche se poco conosciuto, e anche il Palladio Museum. 

Assisterà al lancio delle sue opere a fine 2022? 
Certo, sorseggiando un buon mezcal.

 

Karl Zilliken

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