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Il cardinale vicentino

Il papa “lancia” Parolin: «Confido molto in lui»

Quando si avanzano ipotesi sul prossimo pontefice, due sono i nomi degli italiani considerati in pole position: quello del segretario di Stato vaticano, il vicentino - di Schiavon - Pietro Parolin, e quello dell’arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi. Coetanei (del 1955), entrambi cardinali, sono considerati tra i più rispettati e autorevoli esponenti del sacro collegio. Il cardinal Zuppi è anche presidente dei vescovi dell’Emilia Romagna, e questo, secondo molti commentatori, potrebbe spianargli la strada verso la presidenza della Conferenza episcopale italiana. «La prossima assemblea dovrà scegliere il nuovo presidente della Cei - ha detto papa Francesco nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera e pubblicata ieri - io cerco di trovarne uno che voglia fare un bel cambiamento. Preferisco che sia un cardinale, che sia autorevole». Più di qualcuno vede in queste parole un identikit del cardinal Zuppi.
Nella stessa intervista, d’altra parte, papa Bergoglio ha parole altrettanto “pesanti” nei confronti del cardinal Parolin, che lui stesso ha voluto nel 2013 a capo del dicastero vaticano più importante. «Davvero un grande diplomatico, nella tradizione di Agostino Casaroli - ha detto il papa al Corriere della Sera, parlando del prelato vicentino - Sa muoversi in quel mondo, io confido molto in lui e mi affido».
E questo “affidarsi” potrebbe essere letto tra le righe di un altro passaggio, quando papa Francesco entra nel merito della guerra in Ucraina, in particolare nella delicata questione dell’invio delle armi. «Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini» ammette il pontefice, frase che risente, più che della schiettezza tipica di Bergoglio, di quella prudenza che è invece connaturata alla diplomazia di Parolin. Il quale a sua volta pochi giorni fa, nel presentare il libro di papa Francesco “Contro la guerra”, è tornato ad affermare il principio della legittima difesa, aggiungendo peraltro che quella delle armi «è un risposta debole. Una risposta forte è una risposta che intraprende, cercando di coinvolgere tutti, iniziative secondo lo schema di pace, cioè iniziative per fare cessare i combattimenti, per arrivare a una soluzione negoziata, per pensare a quale sarà il possibile futuro di convivenza nel nostro Vecchio Continente».
E ancora, potrebbe esserci un preciso consiglio di Parolin dietro la decisione del papa di non andare a Kiev, nonostante siano molti a chiederglielo. Dal punto di vista diplomatico, di quella “soluzione negoziata” a cui pensa il segretario di Stato vaticano, un viaggio del pontefice in Ucraina potrebbe non essere la mossa giusta. Come potrebbe invece essere una visita a Mosca, tanto che proprio il cardinal Parolin ha fatto arrivare un messaggio in questo senso a Putin.
Il papa confida nel cardinale, e risponde così a quanti avevano letto una frattura tra i due in uno scambio di battute nel settembre scorso, quando Francesco, reduce da guai di salute, aveva affermato di sapere di “manovre” per scegliere il suo sostituto. «Probabilmente il Papa ha informazioni che io non ho» aveva commentato Parolin, e solo chi non lo conosce non coglie la diplomatica ironia delle sue parole. L’argomento “il prossimo papa” è sempre presente nella Chiesa, a vari livelli, e torna in auge quando il pontefice in carica ha problemi di salute. Più che di congiure (peraltro possibili) forse è meglio pensare a normali e umane valutazioni da parte dei porporati che il papa lo devono eleggere. Non è un mistero che tali valutazioni, augurando lunga vita a Bergoglio, si stiano addensando su Parolin per il quale, va ricordato, papa Francesco fece uno strappo alla regola nominandolo segretario di Stato prima ancora che fosse cardinale.

 

Gianmaria Pitton

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