Per capire le motivazioni e le ragioni che hanno portato Biosapori a prendere questa decisione si va alla fonte; da Adriana Cazzin, l’imprenditrice che ha creato il progetto (che oggi conta dieci punti vendita in Veneto), e che da oltre trent’anni lavora nell’ambito del biologico. «Io con voi non vorrei neanche parlare, perché non ho niente da dire e raccontate cose non vere. Non stiamo facendo nulla».
Ci può spiegare il significato di quel cartello?
Non ho niente da dire. È un cartello che non ha niente a che fare con la nostra attività: noi emettiamo gli scontrini.
È un cartello che si trova all’interno della vostra attività. Serve perché così non è necessario il green pass per mangiare dentro?
Vada a vedere lei.
Già fatto. Ho compilato un’autocertificazione e sono potuto rimanere dentro.
Diamo al consumatore una carta che, in caso di sanzione, può usare per presentare un eventuale ricorso. Io non posso discriminare nessuno; perché devo fare pubblicità discriminatoria?
Forse perché lo stabilisce la legge italiana?
Non mi interessa. Anzi, se vedo scritto qualcosa di sbagliato vi denuncio.