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Il cordoglio

I vicentini a Londra commossi: «Era anche la nostra regina»

di Karl Zilliken
Tra chi è a Buckingham Palace e chi è londinese da quasi 20 anni

L’inno è cambiato subito: Dio ora salverà il re. I sudditi lo salveranno solo se dimostrerà le stesse dignità e responsabilità che sua madre Elisabetta II ha incarnato fino all’ultimo minuto. Piangono i vicentini in Uk ma, forse, soffrono ancora di più gli anglovicentini nella città del Palladio. Tutti si rendono conto che si tratta di una perdita che segnerà il mondo.
«Anche se non sono inglese la sentivo come la mia regina - racconta la vicentina Gloria Sandrucci - Dopo 17 anni a Londra mi sento molto partecipe delle vicende reali e la notizia della morte ella regina Elisabetta mi ha profondamente rattristata. È stata una donna di grande ispirazione, un esempio ma anche un’icona di stile».

Francesco Bertacco e Keoma Dal Molin, originari di Chiampo, hanno raggiunto Buckingham Palace per osservare da vicino la reazione dei britannici al lutto: «Ci sono giovani e meno giovani - spiegano - Questi ultimi sembra che abbiano un rapporto più stretto con la monarchia mentre forse gli ultimi sono qui per i social. Molti depongono un mazzo di fiori. Arrivando qui, abbiamo visto bandiere a mezz’asta e musei chiusi per lutto». Paolo Aversa, professore di Strategia alla Bayes business university di Londra analizza: «È un momento difficile per il Regno unito ma credo che il mondo in generale abbia perso un simbolo e una leader esemplare. È un momento di grande cambiamento, estremamente sentito dalla nazione e dal mondo intero. Qui il contraccolpo è stato sentito in maniera enorme perché c’è stata una risposta nazionale che ha riunificato un Paese sempre pronto abbracciare i cambiamenti ma anche segnato da grandi divisioni. Elisabetta ha creato un’immutabile immagine di tradizione sotto cui il popolo si è unito. Si sono fermate tutte le serie sportive e le grandi proteste sindacali in programma. In un Paese multietnico e diverso, lei riusciva a unificare tutti. Anche persone critiche della monarchia hanno visto in lei un esempio di un sovrano che si è messo al servizio alla nazione come pochi altri. Ha avuto la fortuna di vivere uno dei regni più lunghi della storia e ha potuto dimostrare la sua dedizione in diverse epoche, per esempio dopo la guerra e durante il covid. Ha messo davanti gli interessi del Paese a quelli della famiglia e questo i sudditi lo riconoscono e lo apprezzano». 

Lui non è a Londra, bensì a Chiampo dove, da dieci anni, è il primo cittadino ma, tra il 2010 e il 2012 Matteo Macilotti è stato ricercatore a Oxford: «Sono sempre rimasto colpito dal rapporto con la famiglia reale - ricorda - Da “continentale” ritenevo che la Regina e la royal family fossero un retaggio legato al passato. Invece ho scoperto un legame vero e genuino con la corona. Per fare un esempio, ero lì quando c’è stato il matrimonio di William e Kate. I miei coinquilini erano ragazzi da cui non mi sarei aspettato alcun interesse per la questione e invece si sono attaccati alla tv. Abbiamo fatto il banchetto tutti assieme e festeggiato in grande, come se fosse il matrimonio di uno di noi. C’è forte sostanza in tutto questo e mi ha fatto riflettere. La regina era intoccabile, emblema dell’eleganza, della raffinatezza e dell’intelligenza. Il rispetto per Elisabetta era tangibile: sembrava che a quei ragazzi, i miei coinquilini di allora, non fregasse niente del mondo e invece della regina sì. Mi sono messo nei loro panni in questi giorni: è come se morisse non la mamma, perché non è una società “materna” ma un riferimento, una roccia».

 

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