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Vicenza

Si fingevano poliziotti per estorcere denaro. In quattro finiscono in manette

Gli indagati inviavano mail per costringere i destinatari a pagare. Dicevano che altrimenti sarebbero stati arrestati per pedopornografia

Si fingevano poliziotti per estorcere denaro. Ne sono convinti gli inquirenti che, ieri mattina, hanno arrestato i quattro presunti componenti del gruppo che aveva architettato il business illegale: i fratelli Adama e Faysel Zere, cittadini ivoriani di 23 e 32 anni, residenti in corso San Felice; il loro connazionale Namanourou Kotounon Issouf, di 24, che abita in contra’ del Guanto; e Pamela Vasconcelos Pereira, cittadina brasiliana di 21 anni, residente in viale San Lazzaro. I primi tre sono finiti in carcere, mentre l’unica donna della presunta banda è agli arresti domiciliari. Gli indagati, difesi dagli avvocati Alessandra Bocchi, Alessio Rancan, Silvia Giuriato e Anna Maria Gaeta, devono rispondere di estorsione e tentata estorsione continuata in concorso. A firmare le ordinanze di custodia cautelare è stato il giudice per le indagini preliminari Nicolò Gianesini. 

Inviavano mail con loghi istituzionali con accuse di reati sessuali

Secondo la ricostruzione dei detective della polizia postale, coordinati dal pubblico ministero Cristina Carunchio, il metodo architettato dagli indagati era semplice, ma efficace. In sostanza, venivano inviate mail con i simboli della polizia di Stato, dell’Europol e del ministero della Difesa con le quali i destinatari venivano avvisati che erano sotto indagine per divulgazione di materiale pedopornografico e altri reati a sfondo sessuale. Dopodiché, scattava il ricatto: la vittima avrebbe potuto evitare l’arresto e la gogna mediatica solamente se avesse pagato alcune migliaia di euro. Nonostante non avessero commesso alcun reato, molti destinatari delle mail avrebbero comunque accettato di effettuare un bonifico agli Iban che venivano indicati loro, soprattutto per paura che la propria reputazione venisse rovinata per sempre. 

I 4 indagati hanno minacciato un assistente della polizia postale

I quattro indagati, però, non avrebbero fatto bene i propri conti. Il 7 maggio dell’anno scorso una delle mail era stata inviata all’indirizzo di posta elettronica privato di un assistente in servizio alla polizia postale. Quest’ultimo aveva subito capito che si trattava di un raggiro e aveva deciso di vederci chiaro. Il poliziotto, ovviamente senza svelare la propria identità e la circostanza che indossasse una divisa, aveva iniziato una corrispondenza con il mittente della mail, che si era spacciato per Teo Luzi e gli aveva proposto una “soluzione amichevole” per evitare grane con la giustizia: 4.500 euro per bloccare sul nascere il procedimento giudiziario. Il poliziotto (quello vero) aveva quindi finto di assecondare la richiesta e gli erano stati forniti gli Iban relativi a due conti correnti, uno italiano e l’altro francese, sui quali avrebbe dovuto effettuare il bonifico. 

Con i dati dei conti correnti degli arrestati è iniziata l'indagine

Ricevuti questi dati, l’agente della polizia postale li aveva utilizzati per risalire agli intestatari dei conti correnti, uno dei quali sarebbe Vasconcelos Pereira, già nota alle forze dell’ordine. Analizzandolo poi nel dettaglio, sarebbero emersi numerosi movimenti sia in entrata che in uscita per importi di diverse migliaia di euro, tra i quali anche dei bonifici a favore di altri conti correnti che sarebbero stati aperti dai fratelli Zere. Infine, altre somme sarebbero finite pure sul conto di Kotounon Issouf. 
A quel punto, nei mesi scorsi la procura aveva disposto la perquisizione delle abitazioni dei quattro indagati, durante le quali erano stati sequestrati cellulari, computer e carte ricaricabili. In quella occasione su un pc utilizzato dai fratelli Zere sarebbe stato trovato anche il facsimile delle mail che venivano inviate alle vittime delle estorsioni. Analizzando gli smartphone degli indagati sarebbero state invece recuperate varie chat nelle quali il gruppo avrebbe organizzato l’attività di illecita.

Un giro d'affari di svariate decine di migliaia di euro

In particolare, gli interlocutori si sarebbero scambiati diversi codici Iban riferiti a rapporti bancari che sarebbero stati utilizzati dai tre cittadini ivoriani e dalla cittadina brasiliana per farsi accreditare il denaro ricavato grazie all’attività estorsiva, effettuare poi i giroconto tra di loro, prelevare denaro contante agli sportelli Atm ed effettuare pagamenti tramite circuiti online, anche verso Francia, Costa d’Avorio e Belgio. Il giro d’affari complessivo del presunto gruppo criminale deve ancora essere quantificato con esattezza dagli inquirenti. La cifra totale ottenuta tramite le estorsioni ammonterebbe comunque a varie decine di migliaia di euro
Una volta raccolti elementi sufficienti, il pm Carunchio ha chiesto e ottenuto dal gip Gianesini le quattro ordinanze di custodia cautelare a carico degli indagati. I provvedimenti sarebbero stati emessi dal giudice per le indagini preliminari perché sarebbe concreto il pericolo di reiterazione del reato da parte dei quattro cittadini stranieri, soprattutto alla luce del consolidato meccanismo messo in atto e dall’organizzazione interna al gruppo. E così, all’alba di ieri, sono scattati i blitz che hanno portato agli arresti. 

Valentino Gonzato

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