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Dopo la morte di Giulia

Femminicidi: «Educazione di genere obbligatoria a scuola per fermare la spirale»

La proposta della presidente vicentina di Donna chiama Donna. Il 25 novembre la marcia a Vicenza contro abusi e discriminazioni
La scarpe rosse: uno dei simboli contro la violenza sulle donne
La scarpe rosse: uno dei simboli contro la violenza sulle donne
La scarpe rosse: uno dei simboli contro la violenza sulle donne
La scarpe rosse: uno dei simboli contro la violenza sulle donne

Giulia Cecchettin non c’è più. Non tornerà più a casa, non abbraccerà più la sua famiglia, non uscirà più con le amiche, non riempirà più l’album da disegno. Non si laureerà più. Il suo corpo è stato ritrovato ieri, sabato 18 novembre, in un canalone vicino al lago Barcis, a Pordenone, una settimana dopo la sua scomparsa.

Giulia Cecchettin è morta, le parole della presidente di Donna chiama Donna

Qualcuno forse ci sperava davvero che la 22enne di Vigonovo, ormai già ingegnere, fosse ancora in vita. Eppure, osserva mestamente Maria Zatti, presidente di Donna chiama Donna, «questa fine non era così imprevedibile». Innanzitutto perché il principale indiziato, il coetaneo Filippo Turetta - ancora ricercato e su cui pende un mandato di cattura internazionale - «era un ex fidanzato». «Non voglio nemmeno entrare, ora, nel merito delle dichiarazioni dei familiari di lui sul fatto che «fosse un bravo ragazzo» - si limita a dire Zatti - certo è che le cose che sono emerse in questi giorni, i racconti delle amiche di Giulia e della sorella, che parlano di comportamenti ed episodi inquietanti messi in atto dall’ex fidanzato, descrivono una realtà che viene ancora troppo spesso sottovalutata: e cioè che Giulia aveva paura». E questo, per la presidente dell’associazione che gestisce il Centro antiviolenza di Vicenza, «è il primo segnale». 

I segnali: «Il controllo è uno dei campanelli precursori della violenza»

Ce n’erano stati diversi, dai “timori” di lui su un possibile distacco dopo la laurea di lei al tentativo di controllarla, presentandosi alla fermata del bus in cui sapeva lei sarebbe scesa. «Il controllo è uno dei campanelli precursori della violenza - sottolinea Zatti - e il problema è proprio che non siamo sufficientemente allenati a riconoscere questi segnali». Soprattutto in un caso come questo, «che ci sconvolge più di tanti perché Giulia, così giovane, quasi dottoressa, con una vita normale, era una nostra figlia».

Attività e alle iniziative contro ogni tipo di violenza a partire dalle scuole

E mentre le indagini faranno il loro corso per cercare di dare - almeno - giustizia alla famiglia Cecchettin, ciò che si impone con forza brutale è la necessità di reagire. A cominciare da un nuovo, vigoroso impulso alle attività e alle iniziative contro ogni tipo di violenza e disparità di genere. «Non possiamo più aspettare, è ora di inserire programmi educativi e formativi specifici nelle scuole, nei piani dell’offerta formativa, alle superiori ma anche prima, direi di cominciare a fare un lavoro culturale fin dalle materne» è la proposta di Zatti. Tanto più «che si sta abbassando l’età delle violenze». Non è più pensabile, insomma, che l’educazione al rispetto e all’affettività venga svolta solo occasionalmente - per l’8 marzo o il 25 novembre - e solo da volontari.

«È chiaro che non stiamo facendo abbastanza, bisogna fare formazione specifica agli studenti ma anche a coloro che sono chiamati a leggere e capire i segnali di violenza, come insegnanti, medici di base e ovviamente forze dell’ordine - conclude Zatti - serve tanta, tanta attenzione in più».
 

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Il 25 novembre la marcia a Vicenza contro abusi e discriminazioni

E a proposito di 25 novembre - Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne - proprio in quella data, alle 15 a Vicenza, è in programma la marcia silenziosa organizzata anche quest’anno dall’associazione italiana Donne Medico, con partenza da Campo Marzo e arrivo in piazza San Lorenzo. Marcia che, visto il tragico epilogo di ieri, potrebbe essere dedicata a Giulia.

Gli eventi vicentini per la Giornata mondiale contro la violenza

Sempre sabato 25 novembre, alle 11, in piazza San Lorenzo si terrà il flash mob “Contro tutti i generi di violenza”, promosso dalla Cgil. Dalle 9 alle 12 la polizia sarà presente con un punto informativo per la campagna “Questo non è amore”.

Ma gli appuntamenti della rassegna “Basta”, lanciata nei giorni scorsi dalla nuova Consulta comunale per le politiche di genere, sono tanti e sono consultabili al sito web del Comune di Vicenza. A presiedere la Consulta è la vicesindaca e assessora alle pari opportunità Isabella Sala: «Credo di interpretare il pensiero di tante donne e uomini nell’esprimere tutta la nostra tristezza e rabbia per la morte di Giulia, una giovane che in questo settimana avrebbe avuto il diritto e la gioia di festeggiare la sua laurea. Non ne possiamo più di rapporti di potere e malati fra donne e uomini, di prevaricazioni, di non riconoscimento delle persone»

Giulia Armeni

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