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Espulso imam salafita
Chiama la figlia Jihad
Predica l’islam radicale

L’imam di Noventa Vicentina Mohammed Madad, marocchino, espulso dall’Italia per 15 anni
L’imam di Noventa Vicentina Mohammed Madad, marocchino, espulso dall’Italia per 15 anni
L’imam di Noventa Vicentina Mohammed Madad, marocchino, espulso dall’Italia per 15 anni
L’imam di Noventa Vicentina Mohammed Madad, marocchino, espulso dall’Italia per 15 anni

Aveva chiamato una dei suoi quattro figli Jihad, letteralmente traducibile con “sforzo” ma termine che in arabo ha un ampio spettro di significati tra cui Guerra santa, ma non è stato espulso per questo. L’imam di Noventa Vicentina Mohammed Madad, 52 anni, marocchino, che da dicembre aveva assunto l’incarico di guida spirituale del centro di preghiera e cultura islamica “Assonna”, è stato allontanato dall’Italia perché ha cercato di avviare un processo di «radicalizzazione» della sua comunità di fedeli e perché la sua presenza costituiva «una minaccia per la sicurezza dello Stato». Ne è convinto il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che, sulla base delle indagini della Digos, ha emesso il provvedimento a carico dell’imam, vietandogli di tornare in Italia per i prossimi 15 anni.

L’ESPULSIONE. Madad è stato rintracciato dagli poliziotti della Digos e dell’ufficio immigrazione martedì mattina a Noventa, nell’abitazione che aveva preso in affitto in via Godicello. Gli agenti gli hanno dato il tempo di preparare un bagaglio a mano e lo hanno accompagnato in questura per notificargli il decreto emanato sei giorni prima per motivi di ordine pubblico. Il giudice di pace lo ha poi convalidato e alle 22.40 dello stesso giorno lo straniero è stato imbarcato su un volo per il Marocco partito da Fiumicino. In considerazione del «particolare profilo di pericolosità sociale evidenziato dallo straniero» e per il fatto che «potesse agevolare organizzazioni o attività terroristiche anche internazionali» il Viminale gli ha imposto il divieto di rimettere piede in Italia per 15 anni anziché per 10, come era accaduto fino a oggi in situazioni simili. Madad potrà comunque fare ricorso al Tar del Lazio. «Siamo intervenuti nella fase della predicazione - afferma il questore Gaetano Giampietro -. Gli insegnamenti dell’imam però avrebbero potuto agevolare il terrorismo».

«VISIONE ESTREMISTA». L’attività investigativa era cominciata mesi fa, dopo la segnalazione di alcuni fedeli del centro di preghiera in via delle Arti 12, che si lamentavano dell’atteggiamento sempre più rigido e intransigente del nuovo imam. A quel punto, la Digos ha avviato le indagini che hanno evidenziato una «visione dell’islam fortemente caratterizzata da una vicinanza all’ideologia più estremista di chiara matrice salafita» da parte della guida spirituale. Secondo gli investigatori, diretti dalla procura antiterrorismo di Venezia, Madad ha cercato di avviare un processo di radicalizzazione della comunità islamica con sermoni «molto duri» e un approccio educativo «invasivo» e «violento» verso bambini e adolescenti, ai quali ordinava di non frequentare i loro coetanei italiani. Con i suoi due figli maschi, che assieme alla madre e alle altre due figlie erano rimasti ad abitare in un Comune in provincia di Reggio Emilia, si sarebbe spinto oltre e «adottava comportamenti rigidi e intolleranti» che «sfociavano in punizioni corporali e maltrattamenti per farli diventare dei buoni musulmani», mostrando «una totale chiusura agli usi e ai costumi occidentali». L’imam, inoltre, non ha mai voluto condannare pubblicamente gli attentati compiuti dall’Isis; alcuni membri della comunità gli avevano chiesto di farlo dopo gli attacchi a Bruxelles e a Nizza, ma lui si è rifiutato.

I RITUALI MAGICI. La polizia ha accertato che il marocchino effettuava «rituali magici» per scacciare gli spiriti, togliere il malocchio e rendere fertili le donne in cambio di denaro. Aveva forte capacità di suggestione e influenza sulle persone, spesso sprovvedute, «evidenziando una tale spregiudicatezza da poter essere replicata nell’indottrinamento religioso estremista violento». Si spiegherebbero così i 3 mila euro che gli sono stati trovati in casa; una somma elevata rispetto allo stipendio da imam di mille euro al mese.

Valentino Gonzato

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