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Scuola

Maturità per oltre 7mila studenti vicentini. Si torna all'esame pre-Covid con due scritti e un orale

Il via dal 21 giugno. «Ricordiamoci che questi ragazzi hanno vissuto due anni di “vuoto”»

Le lancette dell’orologio riportano indietro l’esame di Stato. Esattamente al 2019, ultima maturità “normale”, prima che la pandemia da Covid-19 tagliasse gli scritti e semplificasse la prova. Quello che per gli studenti rappresenta il primo vero scoglio del percorso scolastico riacquista dunque la fisionomia voluta dall’ex ministra all’istruzione Valeria Fedeli, che quattro anni fa cancellò definitivamente la terza prova che verteva su quattro o cinque materie scelte dal programma dell’ultimo anno, lasciando in vigore le altre due. 

Oltre settemila studenti vicentini pronti all'esame

Ad attendere oltre 7 mila maturandi vicentini a partire dal prossimo 21 giugno saranno due compiti scritti, il primo di italiano e il secondo di indirizzo, più un colloquio orale. Con la novità che la seconda prova non verrà elaborata dagli insegnanti di classe, come avvenne lo scorso anno, ma sarà nazionale, e che le commissioni saranno composte da tre docenti interni e altrettanti esterni, più un presidente. «Con le modifiche introdotte si torna al periodo precedente al Covid - interviene Paolo Jacolino, dirigente del liceo scientifico Quadri dove sono dodici le quinte in pole position -. Occorre però tenere conto che i candidati che quest’anno affronteranno la maturità sono quelli che hanno vissuto due anni scolastici di “vuoto” dal punto di vista della frequenza in classe e di conseguenza della didattica che inevitabilmente ne ha risentito».

La pandemia ha lasciato un vuoto nella preparazione

Non a caso qualche mese fa, quando si cominciò a parlare di ripristino del “vecchio” esame di Stato, gli studenti protestarono chiedendo al ministro Valditara di considerare le difficoltà incontrate lungo il quinquennio a causa della pandemia. Nel mirino, in particolare, le classi seconde e terze frequentate a singhiozzo e in modalità remota dagli attuali maturandi. «Il triennio è caratterizzato dalla discontinuità rispetto al biennio - fa notare Jacolino -; nel momento in cui gli studenti iniziavano la terza e dovevano cambiare “marcia”, la scuola è venuta meno. Questo avrà delle conseguenze sull’esame che probabilmente mostrerà qualche debolezza, ma lentamente si riuscirà a recuperare. Diverse saranno anche le dinamiche legate alle commissioni, perché un conto è sapere che a valutare sono gli insegnanti interni alla scuola, altro è confrontarsi con docenti che non si conoscono». 

«Se i ragazzi vanno in discoteca, perché non possono sostenere l’esame di Stato?”, chiede Maria Rosa Puleo, dirigente del Fogazzaro, 15 quinte in uscita, spiegando che uno dei requisiti per accedere alla maturità è aver sostenuto le prove Invalsi il cui esito non incide però sulla votazione dell’esame. «Nessun obbligo, invece, per quanto riguarda il completamento dei percorsi Pcto, l’ex alternanza scuola-lavoro che sempre causa Covid non tutti gli alunni sono riusciti a svolgere per intero», aggiunge la preside del Fogazzaro che definisce l’italiano una vera e propria emergenza: «È da anni che teniamo alta l’attenzione su questa disciplina. Del resto il vocabolario dei giovani si è ridotto in modo impressionante, la sintassi è un’opinione e gli errori di ortografia all’ordine del giorno. Forse leggono poco, utilizzano sistemi di scrittura facilitata, si esprimono attraverso emoticon e acronimi. Certo è che formulare una frase di senso compiuto sta diventando un’impresa».

I presidi notano un indebolimento del vocabolario degli studenti

Se l’italiano è una sorta di tallone d’Achille, la matematica e la fisica sono considerate da sempre la bestia nera con la quale alla maturità gli studenti dei licei scientifici si ritrovano a lottare. Con la speranza che a giugno i commissari di matematica interni mostrino clemenza. Due problemi e dieci quesiti è la formula della prova che va svolta almeno per il 50 per cento. «Il ministero dovrà tenere conto di un tempo scuola inferiore di quantità e qualità - sottolinea Cristiano Spiller, docente di matematica e fisica allo scientifico Lioy -. Il problema è che se per alcune discipline, come ad esempio l’italiano, si possono anche saltare alcuni autori senza grosse conseguenze, nel caso della matematica operare dei tagli non è stato possibile perché ogni argomento è propedeutico a quello successivo. Questo ci ha costretto a correre con i programmi e inevitabilmente la preparazione ne ha risentito. Ben venga però l’esame di Stato com’era prima della pandemia, altrimenti i ragazzi non saranno più in grado di affrontare le sfide». 

Anna Madron

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